La filosofia di Padre Wasson
Il mix di amore e responsabilità, ingredienti base della filosofia di N.P.H. ispirata da Padre Wasson, sono stati oggetto di molti studi, anche da parte di Erich Fromm e del suo assistente Michael Maccoby. Questi ultimi lavorarono sull’orfanotrofio di Miacatlan, Messico, negli anni 70, e il risultato dei loro studi fu poi pubblicato in un libro: “A social character of a mexican village”. Ecco alcuni punti fondamentali della pubblicazione:
"All’inizio E. Fromm e io siamo arrivati a interessarci di Nuestros Pequenos Hermanos (N.P.H.) dal fatto di aver studiato il comportamento dei bambini di strada, il cui ambiente era assai simile a quello da cui provenivano i bambini di N.P.H., e siamo rimasti impressionati, durante la nostra prima visita all’orfanotrofio, dalla felicità dei bimbi che lì vivevano.
Il dott. Fromm, venuto a sapere dell’esistenza di questo orfanotrofio già allora con più di 800 bambini, chiese a Padre Wasson di poter svolgere uno studio su questa vasta casistica con alcuni questionari che distribuì ai bambini, per confermare e provare la sua tesi sull’influenza irrimediabile del contesto sociale ed ambientale sul carattere di un individuo.
Quando iniziammo il nostro lavoro di approfondimento, il dr. Fromm si stava occupando della “destructividat” (atteggiamento distruttivo) – la sua opera maggiore al riguardo è “L’anatomia della distruttività umana”, Holt, Reinhart, 1973 – ed era particolarmente interessato alla relazione fra le condizioni sociali e l’istinto distruttivo dei bambini. Aveva notato che molti psichiatri e psicologi nordamericani, preoccupati di questa tendenza osservata in bambini e adolescenti, avevano teorie sofisticate sulla quantità di attenzione e psicoterapia richiesta per ridurre l’istinto distruttivo nei piccoli delinquenti.
Al contrario, in N.P.H., dove allora un solo membro del personale si occupava di 100 bambini, non c’erano casi di istinto distruttivo. Ciò sembrava contraddire le premesse da cui era partito in questo suo, nonché i risultati ottenuti negli Stati Uniti attraverso lo studio scientifico del comportamento. Di qui l’importanza di capire quali fossero i principi fondamentali su cui era basato questo orfanotrofio, che non solo rendeva felici i bambini ma faceva sì che essi non presentassero nessuno dei sintomi tipici di orfani o piccoli delinquenti (sintomi che molto di frequente si riscontrano negli orfanotrofi e nei riformatori).
Uno dei dati interessanti emersi dai questionari è che, quanto più lungo era stato per i bambini il tempo trascorso nell’orfanotrofio, tanto più compiutamente si era sviluppato il loro carattere in tal senso. Quelli che erano stati in N.P.H. due anni o più, erano meno facili alla depressione, mostravano maggior spirito di gruppo ed erano più orgogliosi della loro nuova famiglia di quelli entrati da poco tempo.
Del resto non ha importanza a che età i bambini entrano in N.P.H.: pochi giorni, 7, 8 o 13 anni. I principi su cui si regge l’orfanotrofio richiedono due anni per sortire il loro effetto.
Quali sono dunque questi principi? Padre Wasson li contraddistingue così:
Il primo principio è quello che il dr. Fromm ha chiamato “principio materno” e cioè quello per cui, una volta entrati nell’orfanotrofio, si è accolti e amati incondizionatamente. E’ come avere una mamma – secondo questo sentimento, N.P.H. è proprio come una madre: i bambini sanno che non saranno mai costretti ad andarsene; questo principio crea in loro un senso di sicurezza e un ambiente genuinamente familiare.
Il secondo principio è quello che il dr. Fromm ha chiamato “principio paterno”, che esige lavoro e responsabilità. Si è accettati incondizionatamente, a patto che ognuno, per conquistarsi dignità personale ed il rispetto degli altri, agisca in autonomia e fornisca la massima cooperazione nell’ambito delle sue capacità: perciò, in N.P.H. ogni bambino si sente partecipe sia dei diritti quanto delle responsabilità, come in ogni famiglia.
Il terzo principio consiste nel fatto che, di pari passo con la responsabilità, si presenta l’opportunità di fare delle scelte, di godere della libertà di indirizzare personalmente la propria vita, ovviamente entro certi limiti. Sempre nell’ambito del possibile, si incoraggiano i bambini a comportarsi secondo le proprie aspirazioni, il proprio gusto, per esempio, per quanto concerne il vestiario, l’abbellimento delle loro camere, il funzionamento della cucina, delle pulizie e così via. Questo principio, "dell’autodeterminazione” aumenta il senso di autonomia, di responsabilità e di collaborazione.
Il dr. Fromm ha detto che il quarto principio consiste in un tipo di amministrazione non-burocratica, nel senso che ogni bambino è trattato come una persona e non come un numero. L’atteggiamento ispirato da Padre Wasson è di guardare a ogni bambino come a una persona ben distinta, sforzandosi di capire ognuno alla luce delle sue tendenze, capacità ed anche necessità. Questo principio contrasta con il tipo di amministrazione burocratica, secondo cui si fa in modo che tutti si conformino a un unico modello, premiando quanti vi si adeguano e castigando quanti si sottraggono. C’è dunque una grande differenza rispetto a un’organizzazione “meccanizzata”, in cui, nonostante la bontà dei cibi e di tutto il resto, le persone si sentono disumanizzate, parti, anzi accessori, per così dire, sostituibili, laddove in una vera e propria comunità, ognuno ne sente l’appartenenza. Questo principio si accorda molto bene con la tradizionale cultura messicana, per la quale nessuno è escluso dal lavoro o dai divertimenti per motivi di bellezza, salute o intelligenza: a ognuno, saggio o poco intelligente, è riconosciuto un posto.
Il quinto principio riguarda lo stimolo culturale, lo sviluppo dei talenti individuali e la capacità di apprendimento. Oltre all’attività scolare, i “Nuestros Pequenos Hermanos” partecipano a diverse attività culturali – arte, musica, danze folcloristiche e sport – ed imparano a confezionare i propri vestiti. C’è la sensazione che la vita debba essere stimolante, quasi una sfida, cioè un’opportunità di riconoscere e organizzare le proprie capacità e talenti, indiscriminatamente.
Padre Wasson ha aggiunto un sesto principio che è fondamentale per lo sviluppo spirituale, come anche per la felicità della famiglia, cioè il principio della condivisione: è il principio che contrasta l’egoismo, il “povero me!” e aiuta a sviluppare un atteggiamento di carità, amore verso il prossimo e reciprocità.
Questi principi, interagendo, creano la base per un ambiente in cui i bambini avvertono un senso di sicurezza e confidenza, coraggio e allegria, benché manchino di molte cose, che molte persone, al giorno d’oggi, considerano indispensabili alla propria felicità. E’ importante capire che questi principi sono connessi tra loro. Devono essere intesi come un sistema, non certo applicati uno alla volta. Per esempio, se ci fosse sicurezza senza responsabilità, il risultato potrebbe essere quello di un gruppo di persone passive, in attesa che altri si prendano cura di loro. O se non ci fosse l’impegno personale autonomo, queste persone probabilmente non svilupperebbero fiducia in se stesse e non sarebbero in grado di risolvere i loro problemi, senza ricevere istruzioni da altri. Se ci fosse un’organizzazione di tipo burocratico, forse alcuni riuscirebbero bene, ma altri sarebbero un fallimento, in quanto la riuscita o meno dipenderebbe dal grado di adeguamento di ognuno al modello: così il risultato sarebbe pertanto una meritocrazia e non una vera famiglia. Così, senza lo stimolo culturale, una vita, cui sia garantita sicurezza, potrebbe essere monotona e noiosa. E senza carità, i bambini, una volta recuperati nel fisico e nello spirito, finirebbero a chiudersi in se stessi e a compiangersi per le disgrazie del loro passato, incattivendosi verso il mondo nel classico atteggiamento cinico di chi rinuncia a vivere e ad amare.
Invece, proprio a loro che hanno sofferto i drammi più grandi fin da piccoli, proprio a loro che hanno sofferto la fame e che tuttora mangiano la carne una volta alla settimana se va bene, Padre Wasson chiede di condividere quel poco con chi fuori dalla casa soffre. Così è nata l’Estudiantina, una banda musicale e danzante formata da pequenos, che di volta in volta porta questo messaggio di speranza nelle carceri, negli ospizi, negli ospedali...
Questi principi, dice Padre Wasson, dovrebbero costituire le fondamenta di ogni famiglia, anche di quelle di sangue fatte di poche persone, dove comunque l’amore deve essere maturo e gratuito da e verso tutti i componenti della stessa.