Tania Egan: Imparare a parlare
I bambini di NPH presentano un’ampia gamma di necessità, molte delle quali vengono affrontate quotidianamente dal dipartimento scolastico addetto alle terapie e ai servizi speciali. Le terapie fisico-motorie hanno giocato un ruolo fondamentale nell’ambito dello sviluppo sociale e psico-fisico di molti bambini. Però, prima dell’anno 2000 non era mai esistito uno specifico programma logopedistico.
Molti bambini soffrono le conseguenze di malnutrizione o di malattie, AIDS compreso, contratte nei primi anni di vita. Si tratta di conseguenze a livello cerebrale o psico-traumatico. Non si tratta solo di danni al sistema psicofisico e cognitivo, ma anche comunicativo. Le capacità verbali e non verbali di relazionarsi agli altri, la possibilità di comunicare in qualche modo, che sono fondamentali per la crescita di un bambino, risultano fortemente compromesse.
A fronte di queste premesse, ho incominciato a mettere a punto uno speciale programma logopedistico, mettendo a frutto la mia precedente esperienza nel settore e dopo essermi occupata per 5 mesi di terapia del lavoro nel Ranch di NPH. Il mio programma era indirizzato ai bambini con difficoltà di espressione verbale e di linguaggio (balbuzie), palatoschinesi, raucedine, disfunzioni relazionali da riferirsi ad autismo e a danni cerebrali. Una lista ufficiosa segnala un’altissima percentuale di bambini con problemi da sottoporre a terapia logopedistica. Molti di questi stanno già ricevendo cure individuali con frequenza settimanale. Grazie ai volontari specializzati che si alternano in loco.
Purtroppo è quasi impossibile trovare materiale sulla diagnosi e sulle terapie operative in spagnolo, malgrado ciò il programma sta già avendo un grande successo. Dopo soli quattro mesi e mezzo di terapia, abbiamo prove inconfutabili dei progressi ottenuti: i bambini, infatti, incominciano a beneficiare di qualche piccolo risultato. Joel, per esempio, ora usa il linguaggio dei segni quando ha bisogno di aiuto, o per farci sapere che cosa ha mangiato a colazione o per dimostrare il suo entusiasmo nei riguardi del suo testo per la comunicazione; Emilson da due mesi non balbetta più; Miriam riesce ad pronunciare la “r” e Crisostomo riesce a pronunciare abbastanza bene “f, s, i” sia nelle sillabe che nelle parole intere. In realtà, tutti i bambini hanno bisogno di parlare il più possibile a tu per tu con gli adulti. E’ un esercizio che finisce per diventare una terapia aggiuntiva.
Tutti il personale addetto ai bambini ha risposto con molta apertura e entusiasmo alla proposta di questa terapia. Non solo molti bambini ora hanno maggiore facilità di comunicazione, ma il loro sviluppo intellettivo ne è risultato stimolato. Tuttavia, il programma è solo agli inizi. Il vero problema consiste nel garantire la continuità dei volontari che possano portarlo avanti.
–Tania Egan Terapista presso NPH Honduras
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