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HAITI: UN OSPEDALE GALLEGGIANTE E UN PAESE CHE AFFONDA

 

In Haiti l'emergenza continua. Proseguono gli scontri e il Paese sembra sull'orlo dell Guerra Civile.

 

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Padre Rick Frechette, guida di NPH Haiti, e il suo team hanno bisogno del nostro aiuto. Ecco il loro racconto:

 

"Mentre scrivo queste parole, la Nave Ospedale US Comfort  fa scalo ad Haiti e ciò è segno della gravità della situazione presente.

 

Non c’è nessuno in Haiti che non sia stato colpito dalla presente crisi ed è altresì evidente che la devastazione tanto più colpisce individui e famiglie in condizione di estrema povertà.

 

Accingendomi a informare di questi drammatici fatti, non vorrei essere tacciato di morbosa curiosità in un momento, in cui la popolazione di Haiti affronta questa tragedia, proprio come, in occasione di un incidente stradale, capita frequentemente che moltissime persone, spesso spinte dal desiderio di fornire un aiuto immediato, ottengano l’effetto contrario di ostacolare le squadre di salvataggio. Il mio intento è solo  far conoscere queste scioccanti tragedie e immense difficoltà.

 

Non vorrei d’altra parte suscitare la falsa impressione che la popolazione haitiana sia portata per natura alla violenza, sostenendo che non potrà mai esserci nessun miglioramento e che non c’è nessuna speranza: non è questo che voglio si capisca! Per una perfetta comprensione degli eventi, occorre uno sguardo approfondito e coraggioso, maturato nel silenzio, preciso ma anche aperto.

 

Del resto, con una visione più ampia degli eventi, possiamo facilmente osservare quante nazioni al mondo  soffrono di ribellioni popolari, esclusivi nazionalismi, assordanti manifestazioni di razzismo, allarmanti discriminazioni, che trascinano intere popolazioni a comportamenti di estrema brutalità. Se si aggiunge a tutto ciò una sorta di patologia sociale, che potremmo definire suicida, che fa la sua apparizione nel mondo, rappresentata su larga scala da una crescente dipendenza dalla droga, sempre più frequenti abusi sessuali, traffico di esseri umani, terrorismo domestico, allarmante discriminazione basata su razza, religione, colore della pelle, uccisioni in massa, oltre a uno stato depressivo tanto diffuso  da  poter essere definito epidemia, tutto ciò fa sì che, per così dire,  “ il  pentolone diventi una bomba”.

 

Ciò che è peggio, quando si vive in questa realtà, anziché prestare orecchio a differenti punti di vista o partecipare a discussioni chiarificatrici, tali da condurre a possibili soluzioni della crisi, si ascoltano al contrario considerazioni intrise di rabbia o opinioni diffuse dai “media”, che preferiscono attizzare il fuoco, infiammare gli animi indiscriminatamente, fomentare divisioni e inimicizie, diffondere notizie false, strepitose bugie e incitamenti alla violenza, allora il risultato di tutto ciò produce ancor più disorientamento e confusione.

 

Quando si verificano tali circostanze, diventa davvero difficile capire “quale cambiamento vorremmo vedere realizzarsi”, pur guidati dai migliori “Angeli” presenti nella nostra natura.

 

Come nel caso di Haiti, causa della maggior parte delle insurrezioni sono le grandi frustrazioni, che rendono “la vita sempre più difficile da vivere”.

 

Svalutata la moneta corrente, inflazione galoppante, malnutrizione in aumento, fame sempre più diffusa, un livello incredibile di disoccupazione, voci di gravissima corruzione da parte dei leaders politici, tutto ciò  raffigura, per così dire, l’immagine della “morte”.

A queste condizioni la vita diventa impossibile; si chiede con urgenza un cambiamento.

Capita spesso che proprio l’energia, che si sviluppa nei momenti di ricerca di una soluzione, sia, per così dire, sequestrata da interessi politici, religiosi, affaristici o addirittura dal crimine organizzato. Nel nostro caso appaiono nelle strade barricate, incendi, distruzioni. Le persone vivono prigioniere nelle loro case e nei loro villaggi. Port-au-Prince è isolata dal resto del paese. Banche e Uffici spesso sono chiusi, frequentemente presi  d’assalto. Le Scuole non sono ancora state aperte dal mese di Settembre e, chiunque, aprendole,  osa sfidare l’opposizione, sa benissimo a cosa va incontro. I malati non riescono a raggiungere gli ospedali o i medici, a usufruire dell’ossigeno o del carburante e neppure godono di altre indispensabili prestazioni. Dai frutteti e dalle fattorie nulla riesce ad arrivare in città. Frutta e derrate marciscono sulle banchine e nei camion.

La fame è il problema della maggior parte degli abitanti, la malnutrizione cresce a livello esponenziale. Siamo sull’orlo di una guerra civile. Migliaia di persone imbracciano i fucili e si tratta di enormi fucili da combattimento. L’immondizia è ovunque nelle strade infestate da gangsters e i criminali sono “operativi” a ogni livello dell’Ordine Sociale e politico.

Le nostre stanze di terapia intensiva, il nostro Obitorio  ripetono la situazione delle strade e del paese: bambini scheletrici, motociclisti che non hanno notato il filo metallico sotteso alle barricate, persone colpite da proiettili e bottiglie rotte, che provocano ferite e tagli: ovunque vittime del lancio di proiettili.

È come se non fosse più possibile inibire o tenere sotto controllo gli istinti peggiori.

Che cosa è successo agli imperativi sociali, civili e legali, da sconvolgere e suscitare le nostre tendenze distruttive? Purtroppo in questo periodo, tutti gli atteggiamenti, anche i peggiori, dominano incontrastati.

Siamo forse noi testimoni in Haiti della fine di un modo di vivere civile?

 

Negli Stati uniti la maggioranza della popolazione è devastata da molti suicidi, dipendenza dalla droga, dalla violenza e da una Politica che governa attraverso la denigrazione e la contrapposizione. Eppure cambierebbero tutto ciò, se potessero, ma non possono, a tal punto tutto è ormai fuori controllo.

Molte persone sono vittime di un profondo malessere e lottano per capire  come poter essere promotori del cambiamento. Lo stesso si può affermare della popolazione di Haiti, che non è affatto d’accordo con tutto ciò che accade nel paese ma non sa come eliminare la povertà, la disoccupazione, la corruzione, la violenza inarrestabile. Eppure anche loro, gli haitiani, lottano per capire come diventare autori del rinnovamento!

 

Oggi, essendomi recato due volte al Porto e nel centro della città,  non esagero nel dire che la Grand Rue e il Mercato principale  si presentano come zone di guerra. Sparatorie vicine e lontane, tutto incendiato e distrutto, armi puntate anche contro  di noi! Non si può esprimere tutto ciò con mezzi termini: due donne stramazzate a terra morte di sfinimento e altre due già morte in attesa di ricevere una sepoltura.

 

Eppure, quando i protagonisti di tutta questa violenza concedono alla popolazione qualche giorno di tregua, per procurarsi  cibo e acqua e recarsi in Chiesa,  ecco all’improvviso le stesse strade ravvivate dai colori accesi delle vesti; riappaiono verdure, frutta e altri beni di consumo!  Come quando cade la pioggia nel deserto, qui risorge la vita.

Vedete allora il calzolaio  fabbricare suole da vecchie gomme.

Vedete anziani aggirarsi per procurarsi il cibo e salutare gli amici.

Vedete Mamme e bimbi  camminare con attenzione in mezzo al fango, portando uno straccio per pulire le loro calzature una volta arrivati a destinazione.

Vedete un uomo costruire differenti attrezzi arroventando una barra di ferro fino a renderla incandescente e così molti altri artigiani volonterosi, che, con mezzi inusuali, cercano di produrre semplici oggetti per l’uso quotidiano: e tutto ciò in un caldo soffocante. Si vede risorgere la vita! È un sentimento rassicurante e profondo osservare tutto ciò e aiutare a proteggerlo e a rafforzarlo.

Sfrutteremo questi pochi giorni per portare medicine e cibo ai pochi Ospedali intasati nei dintorni. Porteremo anche ossigeno e carburante. Useremo un grosso mezzo per poter superare tutti i blocchi stradali infestati dalle bande armate.

Siamo in grado di portare questo aiuto, perché il Natale  è arrivato prima per noi. La Nave Ospedale US Comfort  ci ha donato   105 contenitori  di medicine e viveri, che ora saranno distribuiti. “I pani e i pesci saranno moltiplicati”.

Noi tutti insieme, Nuestros Pequeños Hermanos e la Fondazione St. Luke, facciamo questa che è la nostra rivoluzione. È la rivoluzione che consiste nell’essere persone caritatevoli, nel restare  uniti nei momenti buoni e in quelli grami, nella buona salute e nella malattia, “for better and for worse”. Noi siamo la Famiglia di Dio, ogni persona al mondo può farne parte.

Volete unirvi alla nostra rivoluzione?

Noi non abbiamo dato Haiti per persa. Noi siamo colmi di speranza e desiderosi di tenerne viva la fiamma.

Non abbandonateci! Il vostro sostegno è indispensabile più che mai e aggiunge merito a merito alla grande Opera  che svolgiamo insieme  per la Gloria di Dio e la Conversione  degli uomini."

 

FR. Rick Frechette

Port-au-Prince

November 11. 2019

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