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Haiti, 10 anni dal terremoto. La testimonianza di Mariavittoria Rava e Padre Rick.

 

Il 12 gennaio 2010 il terremoto distrusse Haiti con 230.000 morti, 300.000 feriti, 1 milione di sfollati. La Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus con Padre Rick Frechette, medico in prima linea, da 32 anni guida di NPH Haiti e della Fondazione Saint Luc, lancia un appello in aiuto ai bambini che necessitano ancora oggi enormemente di acqua e cibo, cure mediche, un tetto, la possibilità di frequentare la scuola.

 

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Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, racconta:

"La Fondazione Francesca Rava e l’aiuto che portiamo ogni anno a migliaia di bambini sono nati dalla tragedia che ha colpito me e la mia famiglia, la morte di mia sorella. Anche il terremoto di Haiti del 12 gennaio 2010, da terribile tragedia per milioni di persone, ha avuto come frutto anche una straordinaria crescita dei nostri progetti, della nostra capacità di intervento in Haiti, in Italia e nel mondo, di collaborazione con le istituzioni e con le comunità, grazie al vostro sostegno e a quello di preziosi volontari, al duro lavoro e a una forte motivazione.

Ricordo ancora i giorni e le notti, per mesi, passati in ufficio e in Haiti, a organizzare i soccorsi, a coordinarci con Protezione Civile, Marina Militare Italiana, Carabinieri e Vigili del fuoco, a inviare medicine e attrezzature, medici e tecnici. Ancora oggi, ogni giorno lottiamo per i bambini di Haiti, per la loro sopravvivenza, per la loro istruzione, per la loro salute, come fossero nostri figli, nati in un paese sfortunato. La cui storia ci dimostra che la natura, come il terremoto, non è né buona né cattiva. Siamo noi umani a fare la differenza.

 

La Fondazione Francesca Rava è orgogliosa di essere da quasi 20 anni al fianco di Padre Rick, nel suo lavoro in Haiti, fatto di enormi difficoltà e grandi opere, che puntano all'aiuto subito e all’empowerment delle popolazioni aiutate, principio che conforma il nostro lavoro e quello di NPH dal 1954.

 

Perché dobbiamo continuare ad aiutare Haiti, investendo nella sua rinascita? Ce lo racconta lui, profondo conoscitore della natura umana.

<<"Da quando siamo arrivati ad Haiti nel 1987, siamo abituati alle situazioni più estreme. Dopo la deposizione del dittatore, per 3 anni vi furono innumerevoli colpi di stato. Ricordo di essermi trovato in strada molte volte per ragioni di vita o di morte, di aver incontrato blocchi militari, di dover stare in piedi contro un muro, braccia in alto, mentre i soldati mi urlavano contro. I tentativi di democrazia e le elezioni nei primi anni '90 furono violenti e sanguinosi, specialmente nelle sedi elettorali. Gli anni della presidenza di Aristide furono enormemente travagliati. Il crimine, i rapimenti e l'anarchia dal 2004 al 2007 mi fanno ancora rabbrividire.

 

Il 2007-2010 è stato un piccolo rinascimento. Le cose stavano migliorando, la diaspora stava tornando ad Haiti, che sembrava "finalmente aprirsi agli affari". Qui siamo stati colpiti dal terremoto. Dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, sul pianeta non c'era stata una tale distruzione e morte in 35”.>> E 10 mesi dopo, il colera.

Il 2011 è stato l'inizio di un recupero molto lento e doloroso, sotto l'illusione che il mondo intendesse "ricostruire meglio".

Nel 2018, la povertà assoluta era la condizione della maggior parte della popolazione, passata da 6 milioni nel 1987 a 12 milioni nel 2018. Il Gourde è sceso da 62 a 72 US$ durante il 2018 ed e' ora a 90 US$, con aumento del costo della vita.

 

Il crescente stress e le proteste della popolazione sono stati manipolati e, da luglio 2018, abbiamo visto un ritorno al caos sociale, economico e politico, difficile e pericoloso, che ha posto Haiti sull'orlo del disastro. È difficile realizzare progetti ad Haiti. Difficile, ma non impossibile. Ed è essenziale continuare a investire qui.

 

La maggior parte delle persone, in tutti i paesi, è impotente rispetto alle macchinazioni del potere e dei gruppi di interesse. I truffatori e i banditi costituiscono una piccola percentuale della popolazione, ma hanno fondi, armi, dando l'impressione che i popoli non possano essere governati, o preferiscano la povertà o siano programmati per la violenza.

 

32 anni ad Haiti e 67 anni sulla terra, mi hanno mostrato la verità.

La maggior parte delle persone sono di gran lunga buone e onorate, ad Haiti e in tutto il mondo. Sono disposte a lavorare sodo, a sacrificarsi per i propri cari. Mostrano una straordinaria resilienza per amore della vita, della famiglia e, ad Haiti (ancora), di Dio.

Ognuno di noi ha il dovere di affrontare il peggio di ciò che può accadere, con il meglio di ciò che siamo. Dobbiamo continuare il nostro cammino, non importa quanto sia difficile, e impegnarci per investire in sanità, istruzione, ecologia, agricoltura, creazione di posti di lavoro, valori, cultura, lavoro di soccorso e pace. Fare ciò significa investire in civiltà e per coloro che vivono nella fede, investire nella Città di Dio".

 

 

 

Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava

 

 

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Canale Notizie - 07-01-2020 - Segnala a un amico


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