Haiti, 10 anni dal terremoto. "Noi continuiamo a lottare. Con il vostro aiuto"
La dott.ssa Jacqueline Gautier, direttore dell'Ospedale NPH St Damien, ricorda quella drammatica giornata:
"Quel pomeriggio ero appena tornata a casa dal Saint Damien. Mentre parlavo al telefono con un’amica, è arrivata la prima violentissima scossa accompagnata da un rumore terribile, come se un treno stesse passando a tutta velocità sottoterra. “Tremblement de Terre!”, gridammo con mia figlia, fuggendo verso il cancello di casa, sobbalzando in aria. All'improvviso, tutto si fermò. Pensammo non ci fossero stati danni. Eccetto il piede che scappando, mi ero rotta. Poi sentimmo le urla dal centro di Port-Au-Prince, vedemmo salire in cielo una grande nuvola di polvere. La città era distrutta. Non trovavo mio marito, lo cercai ovunque. Il giorno dopo il terremoto scoprii che era morto a pochi km di distanza. Era un ingegnere civile, si trovava in una scuola per un progetto di ristrutturazione. Con lui sono morte 150 persone, la maggior parte bambini. La ricerca dei sopravvissuti in tutto il paese ha impiegato molto tempo. Furono erette tendopoli ovunque.
Camminando per le strade con cadaveri dappertutto, sembrava di attraversare una scena di guerra. La scarsa qualità delle costruzioni, la mancanza di preparazione della popolazione, hanno trasformato questo sisma di magnitudo 7,1 in una delle più grandi catastrofi della nostra epoca, con circa 200.000 morti e 5.000 amputati.
Tuttavia, è stato un momento di grande solidarietà. Ci siamo confortati a vicenda, abbiamo seppellito i nostri cari, i nostri vicini, rapidamente, senza annunci, senza cerimonie. Padre Rick Frechette, lasciò il capezzale di sua madre morente, nel Connecticut, per organizzare i soccorsi insieme noi. Abbiamo perso 3 collaboratori dell'ospedale: l’infermiera responsabile della clinica ambulatoriale (e la figlia di 3 anni), una del programma per l'HIV e una della degenza. Molti cari dei nostri dipendenti sono morti o sono rimasti feriti. L’edificio che ospitava il vecchio ospedale St Damien a Petionville, trasformato in guesthouse e centro di riabilitazione, era crollato con la morte di 3 volontari e diversi feriti.
Fortunatamente, il (nuovo) Saint Damien a Tabarre aveva resistito bene, nessun danno grave, secondo una squadra di ingegneri militari italiani. Quando sono tornata il 14 gennaio si era tramutato in ospedale a cielo aperto, pieno di casi ortopedici traumatici, mescolati ai bambini già ricoverati. Le tende della Protezione Civile italiana nel nostro cortile hanno accolto per anni i volontari dal mondo. Abbiamo aperto la Maternità per le gravidanze a rischio, grazie alla Fondazione Francesca Rava e alla collaborazione con l'ospedale Buzzi di Milano. Successivamente la Fondazione ci ha permesso anche di aprire la Neonatologia in collaborazione con il Bambino Gesù di Roma.
10 mesi dopo il sisma, un grave focolaio di colera diffuso da un contingente ONU dal Nepal, ha ucciso 10.000 persone in 2 anni. Senza parlare dell'effetto di alcuni devastanti uragani, gli anni successivi. Innegabilmente ci sono stati errori deplorevoli nei massicci aiuti umanitari al paese: rifiuti, corruzione locale e internazionale! A causa delle nostre risorse molto limitate e dei nostri problemi di governance profondamente radicati, ci vorrà molto tempo per cambiare la situazione socio-economica di Haiti, aggravata da questo terremoto.
Nonostante tutto, NPH, e il St. Damien continuano a guidare il paese nel fornire accesso a cure di qualità per madri e bambini. La lotta per noi continua."
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Canale Notizie - 03-01-2020 - Segnala a un amico