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Haiti, 10 anni dal terremoto. Le testimonianze dei volontari partiti subito dopo le prime scosse.

 

Subito dopo le prime scosse del terremoto del 12 gennaio 2010, in tantissimi ci hanno contattato per offrire il proprio sostegno. Medici, infermieri, meccanici, volontari che senza pensarci due volte sono partiti per aiutare una popolazione in ginocchio.

 

Ecco le testimonianze di alcuni di loro:

 

“Con la piccola Azzurra, nell'emergenza terremoto, nasce il reparto di maternità a rischio del Saint Damien. Circa 30.000 bambini in 10 anni, la metà dei quali da gestanti patologiche, quelle che avrebbero allungato la fila delle morti materne in Haiti: 1 ogni 80 parti, la più alta al mondo nel 2010 secondo l’Oms. Sono anni indimenticabili per l’energia che la Fondazione Francesca Rava mette a disposizione dei progetti dei medici: da letti dismessi, e pochi strumenti raccolti, si costruisce in pochi mesi un reparto ostetrico ad alto rischio e una neonatologia per cure intensive, gli unici con queste caratteristiche in tutta l’isola”.

Enrico Ferrazzi, primario di Ostetricia e Ginecologia presso la Clinica, Mangiagalli. Clinical Advisor Maternità del St. Damien

“In Haiti i piccoli pani, ora prodotti anche da altri panifici, si chiamano pains italien. Tutti ci chiedevano pane, il nostro laboratorio a Francisville pur avendo un grosso forno professionale era stato studiato per una produzione limitata per insegnare un mestiere ai ragazzi che uscivano dalle Case NPH e non volevano continuare con gli studi. Durante questa prima emergenza siamo arrivati a produrre 20.000 panini al giorno, distribuiti nei primi campi di accoglienza, nei presidi medici, ai feriti e ai soccorritori”. Era nata l’officina, la panetteria; negli anni successivi nasceranno il laboratorio della pasta fresca, una sartoria, una copisteria e un grosso magazzino".

Marco Randon, imprenditore della panificazione, e volontario di Francisville

 

Sei stato uno dei primi volontari ad arrivare sull’isola distrutta dal sisma; sei partito subito senza pensare al tuo lavoro, senza pensare a noi, senza pensare al pericolo a cui andavi incontro. Eri fiero del tuo lavoro, eri riuscito a riparare il gruppo elettrogeno indispensabile per il finanziamento dell’ospedale e poi del forno per poter pianificare e così sfamare migliaia di persone, mettere in funzione il desalinatore per avere l’acqua e tanto altro. Riparare grazie alle tue competenze, i mezzi indispensabili ai medici per arrivare negli slum per portare soccorso. Piangevi quando sei riuscito a trovare vivi, Jonas e Claude, i due ragazzi che per tre mesi avevano vissuto nella nostra casa e lavorato con noi per imparare il lavoro che poi avrebbero continuato a fare a Francisville. Ora tu sorvegli da lassù il lavoro che, io e Marie, abbiamo deciso di continuare a fare per mantenere vivo il tuo impegno per Haiti”.

Marina Muraro, volontaria, moglie di Paolo Basso, meccanico, volontario di Francisville

 

Nel gennaio del 2010 io ero ad Haiti. Mi chiamo Annebel, ho 11 anni, e sono nata a Port-au-Prince. Ero al Saint Damien dove vivevo da quando avevo 2 mesi, quando è arrivato “godo-godo”, il terremoto che ha distrutto il mio paese e cambiato la mia vita. In quei giorni ho conosciuto la persona che è diventata la mia mamma. Ed è con lei che la scorsa estate sono tornata in Haiti, di cui ricordavo poco. All’ospedale invece in tanti si ricordavano di me: “Annebel, Annebel, è tornata Annebel” dicevano, emozionati, medici e infermieri quando mi incontravano. I loro abbracci, il loro affetto erano sinceri. E poi che esperienza meravigliosa nella Casa NPH di Kenskoff, dove si respira un’aria di serenità. Ci sono tantissimi bambini e ragazzi di ogni età. Con loro ho giocato, ho ballato, ho mangiato, fatto una bellissima passeggiata nella natura. Ma la cosa che mi ha colpito di più, è stato l’amore dei volontari della Fondazione per i bambini di Haiti. Da loro ho imparato tanto. Nel mio piccolo, ho cercato di contribuire. Credo che tutti dovrebbero provare queste emozioni indescrivibili”.

Annabel Castiglioni

 

“Quando sono partita, non sapevo esattamente cosa avrei trovato. Haiti aveva un odore mai sentito prima. Era l’odore dei cadaveri, che ti entrava come un pugno nello stomaco. Quando ho rivisto alcune persone, alcuni volti noti, gli amici della mia precedente missione, ho capito perché ero lì. Ero gioiosa nel rivederli perché mi sembrava di assistere ad un vero e proprio miracolo. Tutti avevano perso qualcosa, alcuni avevano perso tutto, ma nel vederli correrci incontro per ringraziarci, ho capito che l’amore che da sempre ci univa sarebbe stato molto più forte del terremoto. ”

Valeria Lenner, volontaria, coordinatrice di Francisville nel terremoto

 

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Canale Notizie - 06-01-2020 - Segnala a un amico


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