Team 94 e 96, i volontari sanitari attivi in mare anche a Natale
Anche nel periodo natalizio i nostri team sanitari sono stati attivi nelle missioni in mare, rinunciando alle feste con i propri cari per non far mancare l'assistenza a tante mamme e bambini in pericolo.
La testimonianza di due volontarie:
"Mi trovo a scrivere di questa mia seconda esperienza a bordo di Nave Borsini. Il calore umano con cui io e il mio collega siamo stati accolti è fortissimo, e non mi stanco di sottolineare la dedizione di questi marinai per il loro lavoro. Un lavoro di un'umanità stravolgente.
Durante la nostra navigazione abbiamo gestito un evento, 112 persone in tutto. Un solo gommone con diverse donne, alcuni bambini e un neonato di 12 giorni. Le loro condizioni di salute erano generalmente buone, sono rimasti a bordo solo poche ore.
Ho avuto modo di osservare non la gestione della drammaticità ma la conduzione della routine di quella che da fuori viene chiamata emergenza ma per chi lavora sulle navi è lavoro quotidiano. La routine quando si ha a che fare con persone non può essere vera routine e le emozioni si fanno sentire forti, sempre.
Allora vedi l'apprensione negli sguardi nell'osservare il gommone carichissimo di persone da lontano, la delicatezza con cui una donna viene aiutata a salire una scaletta di corda, la commozione di un militare armato davanti ad un neonato di pochi giorni in braccio a sua madre ragazzina, la preoccupazione per il collega che sta sulla idrobarca al buio in mezzo alle onde, l'indecisione di chi deve scegliere quanto latte preparare per quel bambino seduto laggiù... questa volta solo il lavoro di tutti i giorni che con la sua complessità ci fa sentire così vivi."
Giulia, ostetrica imbarcata su nave Borsini
"Ho imparato molto: ho imparato cosa significhi vivere in nave a stretto contatto costante con gli altri operatori sanitari,mediatori culturali e marinai. Ho imparato che la Marina Militare è piena di persone per bene che per difendere e migliorare il nostro Stato fanno dei sacrifici per me persona comune impensabili. Ho imparato che quando si parla di Fondazione Francesca Rava le persone associano al nome un'idea di qualità, devozione per il proprio servizio e positività. Ho imparato che la differenza tra le figure sanitarie nelle emergenze esiste ma che a differenza degli ospedali, in nave esiste solo come rispetto e stima e non come divisione. Ho imparato che in un periodo difficile a livello di sicurezza e accoglienza come questo c'è uno spiraglio che fa ben sperare e non è nemmeno piccolo."
Francesca, infermiera imbarcata sulle navi Sirio, Vega e Cigala Fulgosi.
Canale Notizie - 04-01-2017 - Segnala a un amico