Team 86, da Nave Borsini il drammatico racconto di Maita ed Elisa, ginecologa e infermiera volontarie imbarcate nel Mediterraneo.
Maita, ginecologa alla sua terza esperienza come volontaria della Fondazione Francesca Rava sulle Navi della Marina Italiana, è stata con Elisa, infermiera neolauerata, imbarcata su Nave Borsini:
"Abbiamo fatto una doccia calda. Molto lunga. La fatica è andata via. Il resto no. Sono passati già alcuni giorni. Ma solo oggi ce la sentiamo di riordinare le idee.
Un gommone strapieno di migranti ha perso il fondo rigido. La parte posteriore ha incominciato ad imbarcare acqua. Si è piegato in due su se stesso come due parti di un libro intrappolando le persone sul fondo. Il Viaggio della speranza è finito. Fra loro 7 donne. Morire a poca distanza dalla salvezza. Non è proprio così che deve andare.
Una giovane donna in gravidanza al sesto mese viene recuperata da un marinaio quando ormai era a più di un metro sott’acqua. E’ in arresto cardiocircolatorio. La rianimazione viene avviata già sull’idrobarca che porta la donna a bordo della nave della Marina. La rianimazione continua. La donna si salva. La prima cosa che dice è “Help my Baby”.
Intanto a poppetta salgono oltre 700 persone. Alcuni presentano principio di annegamento con perdita momentanea della coscienza. Luciano ed Elisa, volontari sanitari della Fonazione, li rianimano velocemente: gli uomini sono sul ponte di volo e nella poppetta; le donne nell’hangar, fra loro ci sono quattro in gravidanza. Molti di loro sono stati ripescati dal mare, hanno bevuto acqua salata, sono tutti bagnati, hanno freddo. Molti sono esausti, soffrono il mal di mare: mal di testa, nausea, vomito, vertigini.
Visitiamo i più sofferenti, somministriamo terapia, medichiamo le ferite, assistiamo le donne in gravidanza. A bordo ci sono anche due piccoli di poco più di un anno. Una di loro è sempre attaccata al seno della mamma incinta al quinto mese. Mi dice che il marito è morto e fa il gesto della decapitazione. Piange.
Elisa, giovane infermiera neolaureata, si muove con competenza e disponibilità, accudisce giovani donne come lei. Guardandole si ha una certezza: le giovani cambieranno il mondo.
La navigazione verso il porto di Crotone è lunga e difficile: vento, pioggia, mare 5 (onde alte). Molti avranno la febbre alta, tra loro un bambino che avrà oltre 40°. A Crotone il cielo è plumbeo. Le salme vengono sbarcate per prime. Lampi, tuoni e pioggia torrenziale si abbatte su migranti e soccorritori mentre c’è lo sbarco a terra. Le persone che prima giacevano sfiancate dalla fatica e dal mare, raccolgono le forze e scendono con una dignità commovente. Una donna mi chiede di dare una maglietta asciutta al marito affinché la indossi per scendere (siamo tutte uguali!). A terra ci attendono le autorità del luogo, la polizia, gli operatori del 118 di Crotone e volontari.
L’umanità, la competenza e l’accoglienza che hanno profuso ci ha rincuorati. Gli interpreti, che rivivono la loro esperienza di profughi, adesso si mettono a disposizione di chi si è salvato: ricongiungono famiglie e amici, facilitano i passaggi burocratici, sostengono gli esausti. Il Medico del 118 valuta le condizioni dei casi critici che gli abbiamo segnalato e velocemente li invia in ospedale. Trova anche il tempo per offrirci il caffè.
Adesso ripartiamo."
Maita & Elisa
Al rientro in Italia, Maita e Elisa hanno voluto esprimere i loro ringraziamenti per questa esperienza:
"A venti giorni dal rientro alla vita normale ci è sembrato doveroso ringraziare tutto le persone a bordo di Nave Comandante Borsini in missione di soccorso ai migranti. Le emozioni provate durante i soccorsi sono state davvero forti. Un grazie particolare al gruppo di persone capaci di condividere e supportarci nei momenti difficili durante le operazioni di salvataggio, dove spesso le circostanze ti impediscono di agire secondo protocollo.
Un ringraziamento particolare va a tutta l’equipe della Nave Comandante Borsini, citare uno per uno sarebbe inutile, perché possiamo dire con certezza che la loro forza è lo spirito di gruppo e il senso del dovere. Diversamente da quanto a volte i media ci lasciano intuire, le Navi e il personale della Marina Militare Italiana, svolgono il lavoro più importante e pericoloso di cui siamo stati testimoni. Ringraziamo Luciano e Antonio, infermiere e medico volontari, per essere stati dei magnifici colleghi con cui potersi confrontare durante le operazioni di salvataggio. Un grazie particolare a Roberta, infermiera della Marina Militare, le cui capacità professionali e umane hanno permesso di tenerci uniti formando un ottimo team sanitario."
Canale Notizie - 12-09-2016 - Segnala a un amico