Emergenza Nepal: Milena, giornalista e volontaria, ci aggiorna 5 mesi dopo il terremoto
Milena Nebbia, giornalista veneta che è stata in Haiti insieme alla Fondazione Francesca Rava, si trova ora in Nepal, sia per verificare la situazione che per rendersi utile come volontaria alla Lama Tashi Orphan School che sin dal sisma aiutiamo grazie al sostegno dei nostri donatori.
"Gli scheletri degli edifici che bucano la nebbia del mattino dopo la pioggia battente del monsone. E’ questa l’immagine surreale e spettrale che ci ha accolti all’arrivo nel distretto di Sindhupalchok, uno dei più devastati dal terremoto che ha colpito il Nepal ormai quasi cinque mesi fa. Dista soltanto una settantina di chilometri da Kathmandu, ma ci vogliono ore per raggiungerlo a causa di strade impercorribili per le buche, il fango, i massi che cadono sui sentieri. E durante la stagione delle piogge è stato così tutti i giorni. All’interno del distretto, ci sono villaggi arroccati che non hanno mai visto gli aiuti governativi e internazionali e che sono rimasti completamente isolati, senza acqua potabile, cibo, assistenza sanitaria. Delle 60.000 case, l’80% è andato distrutto, comprese le strutture scolastiche, e i morti sono stati 1.700.
Foto di Andy Lambert
Foto di Andy Lambert
E’ in questa zona rurale dimenticata da tutti che Lama Tashi ha deciso di concentrare i suoi sforzi non appena messi in sicurezza i ragazzi dell’orfanatrofio che, fortunatamente, da un paio di mesi sono potuti tornare nelle loro aule e nel dormitorio, dopo il periodo passato sotto le tende. E sono gli stessi studenti che, dopo lo shock iniziale (“quando è arrivata la scossa — ha raccontato Lama Tashi – ero all’orfanatrofio con i ragazzi, aspettavamo in strada l’autobus che doveva portarci al tempio delle scimmie, per fortuna l’autista era in ritardo, fosse arrivato in tempo, il terremoto ci avrebbe travolti durante il viaggio”) hanno iniziato ad aiutare le persone che erano rimaste senza niente: sotto le indicazioni di quello che loro chiamano “father”, hanno messo in pratica la lezione che più importante che apprendono alla Lama Tashi Boarding School, quella della solidarietà, dell’amore verso il prossimo, così hanno cercato acqua e legna per cuocere riso e lenticchie iniziando a distribuire cibo agli studenti delle scuole vicine, ai bambini rimasti soli, agli anziani in difficoltà.
Non appena saputo che alcuni villaggi erano rimasti completamente isolati, Lama Tashi ha deciso di organizzare periodici carichi di cibo da portare fuori dalla valle di Kathmandu, come a Sindhulpachok e Nuwakot.
Ogni tre-quattro settimane partono i camion che, in particolare, raggiungono i villaggi di Gobrang e Chisapani per portare i pacchi alimentari alle famiglie selezionate: riso, lenticchie, zucchero e olio per 80 nuclei familiari, quindi a beneficiarne sono in media 800 persone e poi materiale scolastico per 600 bambini di quattro diverse scuole. Si è stabilito un luogo di raccolta raggiungibile dai camion, si fa la distribuzione e poi ognuno si carica sulle spalle il proprio pacco e raggiunge le abitazioni sulle pendici delle colline.
Ovviamente l’accoglienza della delegazione guidata da Lama Tashi e a cui ha partecipato anche la figlia Dicky, oltre che ad un gruppo di ragazze dell’ultimo anno delle medie della Lama Tashi School, è quella delle grandi occasioni: saluti ufficiali, corone di fiori, applausi. E’ però con grande rammarico che riscontriamo che la difficoltà nel reperire il cibo nei villaggi delle zone più remote è ancora molto alta. Attualmente il governo non sembra purtroppo in grado di portare aiuti dove c’è più bisogno, nonostante ne abbia i mezzi e la possibilità, rendendo il lavoro e supporto ancora più prezioso. L’impressione è che la politica abbia puntato a ripulire la capitale da macerie e tendopoli, soprattutto nelle parti più visibili, in un’abile operazione di maquillage, trascurando completamente le zone esterne alla valle di Kathmandu.
Nel secondo villaggio, Chisapani, è stato donato, ad oltre 600 bambini di quattro diverse scuole, vario materiale scolastico ed offerto un pranzo completo. Le scuole hanno esposto le loro necessità primarie, come la ricostruzione degli edifici scolastici ormai inagibili e l’acquisto di materiale scolastico-didattico per svolgere delle normali lezioni."
Milena
Canale Notizie - 16-09-2015 - Segnala a un amico