"Volevo impegnarmi nell'emergenza umanitaria che più ci interroga sulla nostra capacità di “restare umani”. Pina, volontaria su Nave Spica racconta la sua esperienza in aiuto ai migranti.
Il racconto della Dott.ssa Pina, team 46, chirurgo sardo e volontaria della Fondazione Francesca Rava, che quest'estate a bordo di Nave Spica della Marina Militare impegnata nella Missione Triton, ha prestato assistenza sanitaria a oltre 1.000 migranti.
La Fondazione da ottobre 2013 ha inviato quasi 50 team di volontari, specializzati in area urgenza e materno infantile, molti già intervenuti in Haiti nell’emergenza terremoto e colera, che hanno contribuito al soccorso di oltre 70.000 migranti tra i quali molte donne in avanzato stato di gravidanza, circa 500 e moltissimi bambini e minori non accompagnati.
"Sono rientrata da una missione breve ma intensa come volontaria della Fondazione Francesca Rava su Nave SPICA e desidero ringraziare la Fondazione per avermi dato l’opportunità di vivere un’esperienza così umana e coinvolgente.
Sono un chirurgo con lunga esperienza di Cooperazione in numerosi Paesi Africani, proprio quelli da cui proviene la maggior parte dei migranti che ogni giorno rischiano la vita in mare, vittime prima della povertà e della guerra e poi di immorali trafficanti di esseri umani, e ho pensato di prestare la mia opera come volontaria spinta dal desiderio di impegnarmi personalmente in questa che io ritengo essere al momento l’emergenza umanitaria più importante e che maggiormente ci interroga sulla nostra capacità di “restare Umani”.
Non volevo solo rendermi utile ma anche vivere dal di dentro una realtà che i media ci propinano ogni giorno nello stesso modo, quasi come sequenze dello stesso film, come se fosse un videogioco, e non la terribile realtà quotidiana di disperati in fuga, che i politici usano per scopi poco nobili, volevo capire e toccare l’impegno quotidiano di chi lavora in mare ed ogni giorno fa i conti con queste tragedie, quale fosse l’impegno dei nostri militari, quali le loro reazioni, vedere anche l’aspetto di cui si parla poco o niente.
Ho sentito il bisogno di “esserci dentro” prima di giudicare ed esprimere opinioni, volevo soprattutto Capire e Vivere questa esperienza e non soltanto…guardarla.
Durante la missione abbiamo avuto due “contatti” ed abbiamo prestato assistenza sanitaria a 1153 migranti, tra cui donne e bambini.
Per fortuna erano tutti in relativo buono stato di salute, stremati dal caldo e dalla fatica. Abbiamo diagnosticato 85 casi di scabbia, alcuni ascessi glutei, 2 fratture di gamba ed 1 frattura di omero (già trattate in Libia con POP), un sospetto risentimento appendicolare, parecchi casi di disidratazione di medio grado.
L’impegno, la professionalità, l’umanità di tutto l’equipaggio è stata superlativa e si palpava con mano la partecipazione al dramma umano che i migranti avevano vissuto; nelle ore notturne di guardia, diventavano racconti di lunghi viaggi nel deserto, mesi di prigionia, lavoro da schiavi, sogno di vita normale nostalgia di famiglie lontane.
L’altro aspetto che mi preme sottolineare, delle mie ore passate a parlare con gli uomini dell’equipaggio e del Battaglione San Marco è stato scoprire in tutti loro un tenerissimo affetto per le mogli, le compagne i figli con la consapevolezza che la loro professionalità e la loro difficile e faticosa vita in mare fosse resa possibile dalla presenza al loro fianco di Donne che pagavano il prezzo più grande della responsabilità e della solitudine.
Ringrazio di cuore tutto il personale a bordo di Nave Spica.
Concludo con le affettuose parole che l’Ammiraglio Culcasi ha avuto nel confronti della Fondazione Francesca Rava, il cui contributo in risorse umane è di grandissimo aiuto nelle navi della Marina Militare, perché si possa continuare a vivere quello che le legge del mare insegna, aiutare chi è in difficoltà, salvare PERSONE, Restare UMANI."
Pina
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Canale Notizie - 18-08-2015 - Segnala a un amico