"Come in una danza, mi divido tra un'emergenza e l'altra". Da Haiti una nuova terribile testimonianza di Padre Rick
"Cari amici,
io ormai la chiamo la “square dance ”.
E’ ciò che faccio dalle prime ore della mattina fino a tarda sera. Come in una danza in cui mentre stai andando in un senso, qualcuno ti prende per un braccio e ti fa cambiare direzione. Spesso, quando sto per fare qualcosa di importante, vengo inaspettatamente deviato a fare qualcosa di ancora più importante.
E’ proprio quello che è successo ora. Mi stavo recando alla nostra scuola per bambini sordi e ciechi per montare delle tende, visto che il caldo è tremendo e la scuola estiva è in piena attività. Per la strada, una donna disperata piangeva e stringeva un cuscino.
Eravamo vicino ai nostri due ospedali per cui ho subito immaginato che avesse appena perso una persona a lei cara, così mi sono fermato per chiederle se potessi accompagnarla a casa.
Nel tragitto, tra pianti e disperazione, mi ha raccontato l’intera storia di come conobbe il marito, di quanti figli avevano, i loro nomi e cosa fanno ora. Il cuscino le serviva per tenere alta la testa del marito Alexander, perché il suo problema al cuore lo faceva soffocare. Ma ormai era troppo tardi. Erano arrivati da molto lontano con un camion sgangherato.
Nel frattempo un altro camion stava arrivando per recuperare il corpo. Potevo accompagnarla al nostro obitorio? Avrei detto una preghiera? Potevo aiutare a caricare il corpo del marito sul camion?
Sì. Mi spiace molto per quanto successo. Lo farò certamente.
È una lunga danza. Vi racconterò solo alcune delle sue parti negli ultimi 10 giorni.
Stavo per prendere un caffè. Lascio perdere. Jacques chiede di vedermi. Incomincia a piangere e mi racconta che sua figlia Marie è morta di parto la notte precedente. Anche il bambino è morto. Io conoscevo Marie, avevo aiutato la sua famiglia a farle frequentare la scuola. Le mancava solo una settimana al suo diploma e ora è morta di parto. Sono scioccato e addolorato, ma non è nulla rispetto alla disperazione di Jacques.
Molti sacerdoti hanno ascoltato con misericordia queste storie tragiche offrendo in cambio la debole consolazione della forza delle preghiere. Ma non capita a molti sacerdoti di avere i corpi da seppellire.
Proprio di fronte all’Ospedale c’era un vecchio camion preso a noleggio per portarmi i corpi di Marie e del suo bambino. Lei era seduta su una sedia di plastica, le braccia lungo i fianchi, i segni del parto recente (se immaginate
cosa intendo) e il bimbo senza vita. Io e Fratello Enzo abbiamo preso i corpi per prendercene cura e prepararli per il funerale e la sepoltura.
Alla fine delle mie lunghe giornate, generalmente verso le 10 di sera, mi piace togliermi gli stivali militari e appoggiare i piedi nudi sul pavimento fresco mentre continuo il mio lavoro su internet.
Ma non così in fretta. Non una, ma due donne haitiane molto acciaccate arrivano da noi. Una è incinta di 7 mesi, l’altra ha un bambino appena nato.
Sono vittime delle retate nella Repubblica Dominicana, picchiate e rimandate oltre confine. Grazie al cielo il bambino della donna incinta sta bene, ma la donna ha un gamba fratturata a causa delle percosse. L’altra donna sta fisicamente bene nonostante i maltrattamenti, ma il bambino richiede la nostra immediata attenzione.
Tutto ciò può sembrare strano, ma qui è normale amministrazione. Mi infilo di nuovo gli stivali. La sicurezza mi informa timidamente che c’è una donna morta su una sedia a rotelle di fronte al cancello dell’ospedale.
So che ho capito bene. Non ne dubito. Salgo su una moto per correre all’ospedale di St. Luke. La luna blu è quasi piena. Riesco a vedere l’ombra di un uomo dietro una sedia a rotelle, che sostiene la testa di una donna in modo che non cada in avanti.
Una Pietà al chiaro di luna.
Sono arrivati da molto lontano e lei è morta proprio al cancello. Dallo scorso giugno abbiamo dovuto ridurre molto l’attività all’ospedale St. Luke a causa di scarsi finanziamenti, per cui il personale ridotto è troppo occupato a gestire 15 emergenze al pronto soccorso e non ha ancora avuto tempo di uscire per prendersi cura di chi è già morto.
Amaral e io l’abbiamo portata dentro. La sua testa si appoggia al mio petto mentre inclino la sedia a rotelle sulla strada sconnessa. Sento che è ancora calda. È morta da pochissimo. Trent’anni fa, quando ero un giovane prete, mi hanno insegnato ad impartire l’estrema unzione anche a persone morte di recente dato che è impossibile stabilire quando l’anima lascia il corpo del defunto. Dopo aver deposto il corpo nel sacco, ho pregato per la dipartita della sua anima. Si chiamava Mireille. Il marito si è inginocchiato a terra
piangendo. Un’altra lunga storia del loro amore, dei loro figli e di tutti i tentativi per guarirla dalla sua malattia.
Vado ad aiutare le Sorelle di Maria Teresa nella clinica del mercato principale di Port au Prince.
Tanti casi disperati, come al solito. Le solite ferite croniche da lavare e medicare, alcune donne vittime di sparatorie al mercato i cui proiettili non possono essere estratti, piaghe terribili da drenare (i casi più gravi devono essere trattati dello specialista per non rischiare di perdere gli arti).
Il caso più triste: un uomo con un infezione agli occhi talmente grave da causarne la cecità, che mi mostra non gli occhi ma la figlia di 10 anni e mi spiega che a causa della sua malattia e cecità non se ne può prendere cura e non la può proteggere di notte e ora vivono per strada.
Non è venuto in clinica per curarsi dalla sua terribile e dolorosa malattia, ma a pregarmi di accogliere la figlia in uno dei nostri orfanatrofi.
Comincia agosto e chiunque li abbia soprannominati “giorni da cani” sapeva il fatto suo. Non sono giorni soffocanti solo per il caldo, ma anche per le terribili condizioni della povera gente in tutto il mondo. Papa Francesco cerca di farci realmente vedere i poveri e farci capire quanto siano reali e quanto sia reale la loro sofferenza. Vuole che ci interessiamo a loro in modo concreto e tangibile.
Io ci sono.
E voi?
“……….non spezzerà la canna rotta
e non spegnerà il lucignolo fumante;
insegnerà la giustizia secondo verità.
Egli non verrà meno e non s’abbatterà
finché abbia stabilita la giustizia sulla terra,
e le isole aspetteranno fiduciose la sua legge.”
(Isaia 42:3,4)
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Canale Notizie - 05-08-2015 - Segnala a un amico