Dal team 25 a bordo delle Navi della Marina Militare impegnate nel Canal di Sicilia, la testimonianza di Natascia, infermiera di rianimazione e volontaria della Fondazione Francesca Rava
La testimonianza di Natascia, infermiera di rianimazione dell'Ospedale Sacco che con Paola, ostetrica, Gloria, infermiera di Pronto Soccorso pediatrico e Stefano, anestesista, ha fatto parte del team 25.
Con loro a bordo è tornato anche Claudio Puoti, Specialista in Epatologia, Gastroenterologia e Malattie Infettive, già parte del team 21.
Da ottobre 2013 ad oggi sono circa 60 i volontari sanitari che si sono avvicendati in team per l’assistenza sanitaria ai migranti a fianco del team medico della Marina Militare e hanno contribuito al soccorso di circa 50.000 migranti tra i quali molte donne in avanzato stato di gravidanza, moltissimi bambini e minori non accompagnati permettendo di salvare molte vite.
"Due notti fa abbiamo imbarcato 272 persone da un barcone. Per lo più sono famiglie di siriani.
Ieri sera ho raccolto il pianto e lo sfogo di un papà imbarcato col figlio, mentre moglie e figlia sono rimaste in Siria. Lui è professore di ingegneria all'università di Damasco, bombardata di recente e conta di andare in Svezia e, al più presto, di poter fare arrivare il resto della famiglia.
Prima di arrivare in Libia, dove ha aspettato 10 giorni prima di iniziare il viaggio in mare, è stato picchiato e derubato di 4 mila dollari, ora ne ha 200. Gli ho ricordato la moglie, per somiglianza, ed è stato un po a chiacchierare: solo che alla fine si è messo a piangere. Come dargli torto, non c'è niente da inventarsi, è tutto sbagliato. Gli ho solo ricordato che ha suo figlio e che noi pensiamo che sono uomini e donne coraggiosi. Poi ho semplicemente aspettato che si asciugasse il viso, mi ha ringraziato, siamo rimasti un po' in silenzio stringendoci le mani, poi si è alzato ed è andato. Omone grande e sofferente...
Oggi, invece, è venuto, in braccio al padre, un bimbo di 8 anni, paraplegico, con un'ustione al piede. Dimostrava al massimo 5 anni e forse ha un ritardo mentale. Sorride sempre, in silenzio si lascia medicare e il padre lo guarda con tenerezza. Doppio sforzo, per questo profugo, dover lasciare tutto e sperare di poter sempre stare accanto a suo figlio durante il viaggio per un'assistenza obbligatoria e continua. La carrozzina del bimbo era con loro, ma ancora imballata."
Natascia
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Canale Notizie - 27-10-2014 - Segnala a un amico