Mare Nostrum, la Fondazione Francesca Rava da un anno al fianco della Marina Militare Italiana nel soccorso sanitario ai migranti
24 TEAM DI VOLONTARI SI SONO AVVICENDATI COSTANTEMENTE PER 12 MESI SU 9 NAVI: 55 INFERMIERI E MEDICI D’URGENZA, GINECOLOGI E OSTETRICHE, PEDIATRI, IMMUNOLOGI, PROVENIENTI DA OSPEDALI DI TUTTA ITALIA HANNO ASSISTITO 50MILA PERSONE IN PARTICOLARE DONNE INCINTE E BAMBINI
La Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus aiuta l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo. Dopo l’intervento nelle emergenze terremoto in Haiti e in Emilia, a fronte delle tragedie di Lampedusa dell’ottobre 2013, è intervenuta anche nella difficile situazione nel Canale di Sicilia organizzando a bordo delle Navi della Marina Militare che pattugliano il Mediterraneo, team di volontari per l’assistenza sanitaria ai migranti.
Da ottobre 2013, 55 volontari, specializzati in area urgenza e materno infantile, molti già intervenuti in Haiti nell’emergenza terremoto e colera, hanno contribuito al soccorso di 50.000 migranti tra i quali molte donne in avanzato stato di gravidanza, circa 500 e moltissimi bambini e minori non accompagnati, accolti sulle Navi San Marco, San Giusto, San Giorgio, Fasan, Etna, Aliseo, Maestrale, Foscari, Margottini, Sirio permettendo di salvare molte vite.
“In questi 12 mesi i nostri volontari insieme agli uomini e alle donne della Marina Militare hanno formato un’unica equipe medica in grado di fornire assistenza sanitaria in poche ore a migliaia di persone, intere famiglie in fuga da guerra e povertà, assicurando screening sanitario completo prima dello sbarco sulle coste italiane, a garanzia di tutta la popolazione” dichiara Mariavittoria Rava, Presidente della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus.
L’impegno della Fondazione Francesca Rava va avanti: “Continueremo finchè ci saranno bambini in pericolo in mare a assicurare questo presidio medico e umanitario in prima linea grazie ai nostri volontari qualificati ed esperti provenienti da ospedali di tutta Italia che dedicano alla missione i loro giorni di ferie, con totale dedizione e spirito di servizio" conclude Emma Bajardi, coordinatrice del progetto Mare Nostrum per la Fondazione Francesca Rava."
I volontari della Fondazione Francesca Rava sono dotati di un cardiotocografo (per il controllo del battito prenatale), e di due ecografi messi a disposizione da General Electric (partner tecnico della Fondazione anche in Haiti), e provengono dagli Ospedali Sacco, S. Raffaele, Buzzi, Policlinico e Niguarda di Milano, dall’Ospedale S. Gerardo di Monza, dagli Ospedali Riuniti di Bergamo, dal Lanzo Hospital di Como, dagli Ospedali S. Anna e Mauriziano di Torino, dall’Ospedale Santa Croce di Moncalieri (To), dal Policlinico Gemelli di Roma, dagli ospedali di Cuneo, Ferrara, Belluno, Trieste, Pordenone, Dolo (Ve) e Olbia, Marino e Frascati. Per leggere le testimonianze dei volontari: www.nph-italia.org
Ad un anno dall’inizio della missione, la Fondazione Francesca Rava e la Marna Militare avviano una fase ulteriore di collaborazione abbinando all’attività clinica a bordo, un programma di aggiornamento agli equipaggi sui temi delle malattie infettive, con un ciclo di incontri formativi il cui obiettivo è anche dare una corretta informazione pubblica sui rischi reali di contagio.
La Fondazione Francesca Rava lancia un appello per il sostegno di questa operazione umanitaria e ringrazia Wind per aver immediatamente risposto alla sua richiesta di aiuto.
La collaborazione tra la Fondazione Francesca Rava e la Marina Militare Italiana è nata nel 2010 in occasione della tragedia del terremoto di Haiti, quando la Portaerei Cavour, che attraversò l’oceano in aiuto alla popolazione colpita, fece base all’Ospedale pediatrico NPH Saint Damien, centro dei soccorsi internazionali. Dai giorni di duro lavoro insieme per salvare tante vite in Haiti è nato un rapporto di stima e collaborazione concreta con lavoro di team e spirito di servizio, valori comuni alla Marina e alla Fondazione.
PER INFORMAZIONI E PER DONARE
Fondazione Francesca Rava — N.P.H. Italia Onlus, tel 0254122917, www.nph-italia.org,
c/c bancario IT 39 G 03062 34210 000000760000 – causale: emergenza Lampedusa
Le testimonianze di alcuni dei volontari sanitari saliti a bordo delle Navi della Marina Militare nell’operazione Mare Nostrum:
“Mi sono trovato faccia a faccia con una realtà drammatica. Ti trovi di fronte la paura, la disperazione di chi ha perso tutto e affronta questo viaggio come unica speranza e voglia di riscatto. Nel giro di poche ore abbiamo salvato 1200 migranti. Dopo due giorni e due notti di lavoro, con decine di interventi sanitari, sono stato trasferito su nave Etna, che con circa 1300 persone soccorse aveva bisogno di un supporto sanitario.
Cambiata la nave, lo scenario è stato identico se non più. La maggior parte dei migranti infatti erano allocati sul ponte volo, il piccolo hangar destinato ai più deboli: donne bambini e malati. Moltissimi i casi di disidratazione e tanti ustionati dal sole.
Mi hanno toccato profondamente le scene di disperazione per chi è stato separato dal resto della propria famiglia, ma anche la grande gioia di coloro che si sono ritrovati con i propri cari dopo che il mare li aveva divisi."
Calogero
"Con il mio team abbiamo soccorso 1376 persone, di cui 1037 uomini, 187 donne e 158 minori. Molti sono stati gli interventi, tra cui un parto con bimba purtroppo deceduta, alcune lussazioni di spalla, frattura di costole, diabete scompensato, un numero enorme di interventi per vomito, mal di mare, cefalee, crisi ipotensive, crisi di panico, ustioni solari, ferite infette, alcun incisioni chirurgiche di ascessi.
Per la maggior parte, i migranti vengono dall'Eritrea, molti sono anche i siriani e palestinesi.
Le condizioni generali tutto sommato sono discrete, ma la presenza a bordo della Fondazione Francesca Rava è assolutamente necessaria, indispensabile ed apprezzatissima da tutti."
Claudio
“Sono stati 15 giorni di emozioni intense durature e forti, mi hanno rapito il cuore, l'anima e il corpo. Abbiamo capito in questa missione cosa significa la sofferenza, la paura di morte certa e nonostante tutto la voglia di tornare a vivere.
Gli occhi sgranati i grandi sorrisi dei piccoli migranti ti rapiscono, ti rubano i sentimenti, ti lasciano sgomenta e ti chiedi perchè e ancora perchè...”
Antonella
"Come un anno fa, quando rientravo dal mio lungo viaggio in Haiti, mi ritrovo in aeroporto nell'attesa di tornare a casa dalla mia famiglia impaziente di accogliermi e ormai abituata alla mie peripezie in giro per il mondo.
Fin dal primo giorno il personale della Marina Militare Italiana mi ha fatta sentire parte integrante dell'equipaggio in tutto e per tutto coinvolgendomi sempre in tutte le attività della nave. Condividere con loro la disperazione dei migranti, che intraprendono questo lungo e pericoloso viaggio nella speranza di raggiungere una terra sicura che permetta loro di costruirsi una vita dignitosa, ha forgiato rapporti veri di sincera amicizia, stima e collaborazione lavorativa. Da quando sono arrivata, insieme agli altri volontari della Fondazione Francesca Rava, abbiamo soccorso e assistito 2452 persone, tra adulti, ragazzi, donne incinte, neonati e bambini di appena qualche mese. Tanto abbiamo condiviso in questi mesi."
Anna
“Abbiamo triagiato tutti i 663 naufraghi seguendo il protocollo START, suddividendo i casi più complessi dal punto di vista sanitario, da quelli in buone condizioni di salute. L'obiettivo, riuscito, era di concentrare le nostre cure verso le persone che avevano le maggior necessità. I naufraghi sono stati accuditi, scaldati, cambiati (erano quasi tutti bagnati e vestiti in maniera inadeguata). I naufraghi con i problemi di salute più gravi sono stati visitati nel corso di un secondo triage. In questa fase, tra gli strumenti diagnostici, l'ecografo, messo a disposizione dalla Fondazione Francesca Rava e da General Electric, ha ricoperto un ruolo determinante, non solo per le pazienti in stato di gravidanza ma, anche per tutti quei pazienti in cui abbiamo dovuto decidere se effettuare un trasporto a terra immediato oppure no. L'utilizzo dell'ecografia ci ha consentito di discernere tra le acuzie emergenti e quelle che invece eravamo in grado di curare e gestire all'interno della nave. Il nostro lavoro è stato possibile grazie anche e soprattutto, alla fattiva e continua collaborazione del personale sanitario di bordo e alla perfetta gestione delle singole fasi dell'operazione da parte del comandante della nave e del suo personale tutto."
Antonio e Anna
“Ho lasciato nave Etna dopo che gli ultimi dei 1144 migranti sono sbarcati. Spero che i migranti, le migranti, le gravide e i bambini riescano a trovare finalmente un rifugio, che vivano in sicurezza, che assaporino pace, amicizia e benessere, che riescano a lasciarsi alle spalle le sofferenze disperanti che hanno vissuto. Fra le ultime, mi ha toccato la storia di una ragazza somala, con il sorriso smagliante dei suoi diciannove anni, che ci ha aiutato a tenere pulita l'infermeria sul ponte della nave; i genitori sono state vittime casuali in uno scontro tra fazioni in Somalia; lei ed il fratello di poco più grande sono fuggiti dal Paese e dopo lungo percorso sono riusciti ad arrivare in Libia, dove si sono messi a lavorare per raggranellare i soldi necessari ad arrivare in Europa; anche il fratello è rimasto ucciso, sembra per un motivo futile sul lavoro, e lei rimasta sola è riuscita a salire e rimanere viva su uno dei barconi insieme ad altri della sua terra. Un ultimo pensiero, con grande augurio di un futuro radioso, mando anche all'infermiera siriana vestita di nero, gravida di un maschietto di 7 mesi, marito ucciso in Siria, madre di 5 figli tutti intorno a lei, il più grande di circa 15 anni con aria protettiva su madre, fratelli e sorelline. Good luck."
Pietro
Canale Notizie - 03-10-2014 - Segnala a un amico