"Avevo detto ai miei bambini che avrei fatto di tutto per tornare a visitarli": il ritorno di Elena nella Casa NPH in Guatemala con i ragazzi del campus di volontariato.
La testimonianza di Elena, volontaria per un anno nella casa NPH in Guatemala, coordinatrice ed accompagnatrice del gruppo di volontari che dall’11 al 25 agosto hanno preso parte al campus estivo di volontariato nella Casa San Andres.
Grazie al programma “Diamoci una mano, prendendoci per mano” sono stati più di 50 i volontari che quest'estate hanno deciso di dedicare le loro vacanze ai bambini NPH, partendo per Haiti (luglio ed agosto), Honduras e Guatemala.
“Ho lasciato la Casa N.P.H. Guatemala un anno e mezzo fa, senza sapere se e quando sarei potuta tornarci. Avevo detto ai “miei” bambini che avrei fatto di tutto per trovare un buon lavoro, che avrei risparmiato e che un giorno sarei tornata a visitarli… li avevo avvertiti che probabilmente ci sarebbe voluto un po’, ma che nel frattempo avrebbero dovuto continuare a impegnarsi a scuola e a comportarsi bene con i tios perché, anche se lontana, li avrei sempre tenuti d’occhio. E avrei sempre pensato a loro.
Quando siamo entrati nel comedor il primo giorno… la Gioia! Prima uno, poi altri due, poi cinque, sei, sette… abbracci a non finire!
Io a spanne cercavo di capire quanto erano cresciuti, come erano cambiati nel corpo e negli atteggiamenti. Loro non si chiedevano neanche perché ero di nuovo li, era una cosa normale… finché non si sono accorti del gruppo di italiani alti e palliducci che mi accompagnavano.
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Si sono susseguiti giorni frenetici pieni di cose da fare: dal lavoro manuale mattutino, alle lezioni di spagnolo e cultura generale sul Guatemala, dalle attività normali nelle sezioni ai giochi di gruppo per tutta la casa, dalle escursioni al lago e ad Antigua alle serate con i ragazzi delle superiori e dell’università. Abbiamo addirittura avuto l’opportunità di partecipare a due eventi speciali: la solenne festa della scuola in cui tutti i giovani, i maestri e gli impiegati, tutti vestiti a puntino, celebravano le “miss” del nuovo anno (miss migliori voti, miss simpatia, miss sport, ecc) con esibizioni e balli; e l’anniversario della morte di Padre Wasson che la mattina viene ricordato dai ragazzi con opere di volontariato per la comunità (ripulendo le strade, del paesino adiacente, dalle cartacce e regalando ai bimbi più poveri della comunità vestiti e giocattoli) e celebrato la sera con i canti dei più giovani e le testimonianze dei più grandi. Sono state due settimane incredibili, stimolanti e ricche di sensazioni contrastanti dal mio punto di vista. Mi sono trovata ad essere allo stesso tempo ospite e padrona di casa, a mediare le necessità dei miei compagni di viaggio con le abitudini della Casa, a cavallo tra Italia e Guatemala.
Ma proprio per questo sono contentissima che mi sia stata data questa opportunità: oltre ad aver rivisto i bambini e i colleghi, ho potuto mostrare quella che è stata la mia casa a dieci sconosciuti, facendogli vedere uno scorcio di quello che ho vissuto per 13 mesi e presentandogli quella che considero tutt’ora la mia seconda famiglia. Mi è stata data l’opportunità di condividere una piccola parte di un’esperienza che chi non è mai stato “la” non potrà mai comprendere.
E sono contentissima del gruppo perchè sono riusciti, grazie alla grande curiosità e voglia di aiutare che li ha portati ad attraversare l’oceano, a Conoscere la Casa.
Hanno affrontato il lavoro con umiltà attirandosi subito le simpatie dei lavoratori locali, sono stati rispettosi dei ritmi naturali della Casa e hanno saputo confrontarsi anche con i volontari a lungo termine. Ma soprattutto si sono avvicinati e hanno condiviso il loro tempo con bambini e ragazzi di tutte le età, dai bebè agli universitari passando per gli especiales, sempre con la stessa energia.
L’idea di lasciare quell’isola felice all’interno di un paese così complicato, fatta di bambini che corrono e giovani sorridenti, per tornare tutti alle proprie vite ha lasciato tutti con il magone…Infatti l’ultima mattina, prima della partenza, tutti erano svegli all’alba (per la prima volta senza che li buttassi giù dai letti) per correre ad abbracciarci… mentre io salutavo quelli che ormai considero miei “parenti”, che mi chiedevano quando sarei tornata, con più serenità dell’ultima volta e con un “se ven que tardo, vengan ustedes por allà”.
Elena
Canale Notizie - 08-09-2014 - Segnala a un amico