"Diamoci una mano, prendendoci per mano": dall'11 al 25 agosto si è tenuto il quarto campus estivo di volontariato in Guatemala
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Dall'11 al 25 agosto si è svolto in Guatemala il quarto campus estivo di volontariato della Fondazione Francesca Rava.
Un gruppo molto giovane e super energico di 10 persone che, coordinato da Elena, volontaria per un anno nella Casa NPH, ha saputo integrarsi bene sia con i bambini più piccoli che con i giovani che frequentano le scuole superiori e l’università.
Le settimane sono state frenetiche e le attività tantissime: dal lavoro manuale mattutino, alle lezioni di spagnolo e cultura generale sul Guatemala, dalle attività normali nelle sezioni ai giochi di gruppo per tutta la casa, dalle escursioni al lago e ad Antigua alle serate con i ragazzi delle superiori e dell’università.
Il gruppo ha anche avuto l’opportunità di partecipare a due eventi speciali: la solenne festa della scuola in cui tutti i giovani, i maestri e gli impiegati celebravano le “miss” del nuovo anno (miss migliori voti, miss simpatia, miss sport, ecc) con esibizioni e balli; l’anniversario della morte di Padre Wasson che la mattina viene ricordato dai ragazzi ripulendo le strade, del paesino adiacente, dalle cartacce e regalando ai bimbi più poveri della comunità vestiti e giocattoli, e celebrato la sera con i canti dei più giovani e le testimonianze dei più grandi.
Ecco le testimonianze dei volontari:
"Vedere la casa NPH Guatemala mi ha fatto riacquistare un po' della fiducia che avevo perso nel genere umano. Il modo in cui tutti quanti si prendono cura dei bambini e dei ragazzi è impressionante. Non solo hanno una casa in cui non manca niente, e delle persone di cui fidarsi, ma hanno anche accesso ad un’ottima educazione. E’ rassicurante vedere che oltre al nivel basico, hanno la possibilità di proseguire al bachillerato e successivamente all’università. Grazie a NPH molti ragazzi potranno conseguire un futuro brillante. L’educazione è proprio l’aspetto della casa che mi ha maggiormente stupito: non mi sarei mai aspettata di vedere un sistema educativo così organizzato e di qualità.
Tutti quei ragazzi che sfruttano al massimo l’educazione che ricevono meritano di vivere una vita felice e di successo."
Silvia, 19 anni
"Franklin, che improvvisamente ti corre incontro per regalarti un braccialetto, fatto apposta per te. Jackson, che ti abbraccia quando meno te lo aspetti. Leo (il mio piccolo boss), che con la sua faccina buffa ti sfida nella battaglia tra cavalieri e principesse. Antonia, che è talmente brava a fare le treccine che è diventata la mia migliore acconciatrice. Il piccolo Carlitos che, sebbene non abbia nemmeno i dentini, ha un sorriso che ti scioglie il cuore. Jenary, piccola peste in erba, che a soli 3 anni già cerca di eludere tutte le regole e come un uragano in piena non si ferma neanche un momento. Amner, ragazzo puro, di quelli che le mamme italiane definirebbero “proprio un bravo ragazzo”, animo timido ma estremamente gentile, ti regala tutto: affetto, simpatia e soprattutto dialogo. Vuole fare il medico da grande, spero con tutto il cuore che ci riesca.
E ancora, Jaime che protegge il suo piccolo Carlitos, lo prende per mano e si preoccupa che beva un po’ d’acqua. O Jenary che giocando difende il suo Leo perché lui è il suo “principe” e in quanto tale non va toccato. O Amner che pazientemente si adatta ai nostri modi e tempi “tutti italiani” per aiutarci a preparare la pizza (e che pizza!!). O Antonia, che ancora ci deve insegnare la marimba, ma che alle note di “Bailando” non smette più di cantare e ballare. O Sujapa, ragazza matura, che a soli 20 anni ne ha già passate troppe, ma che alle prime parole sprigiona tutta la sua dolcezza; studia al bachillerato e si impegna costantemente per assicurare un futuro migliore a lei e al suo fratellino Junior. Sono certa che ce la farà.
Solo pochi nomi che insieme a tanti altri scorrono nella mia mente come un fiume di emozioni. Perché N.P.H. Guatemala è questo e tanto altro. È anche Marvin che ci ha sopportato tutti i giorni nella sua carpenteria ma che al momento dei saluti ha faticosamente trattenuto le lacrime. È Olga che si preoccupa quotidianamente di preparare un buon pasto a tutti i suoi 350 birbantelli e che un po’ ti vizia sottobanco come la più amorevole delle nonne. È Carlos che alla vista di tante donne pronte ad aiutarlo per costruire la iglesia ha storto un po’ il naso, per poi chiederci tutti i giorni quando saremmo tornate a spalare e picconare per lui. È Pedro che prepara un pane incredibilmente squisito e che ogni tanto ti regala qualche biscotto appena sfornato. È Ismar, devoto pequeno, persona straordinaria, che oggi gode di una famiglia splendida ma che ogni giorno ripaga N.P.H. credendo nella causa, dedicandosi costantemente alla vita della struttura e allo sviluppo dei bambini, amando tutti loro come se fossero un po’ suoi.
È difficile riuscire a trasmettere in poche parole la costellazione di quei piccoli magici momenti che giorno dopo giorno si riescono a vivere all’interno della casa. Certo è che decidere di fare un’esperienza di volontariato è stato estremamente facile, viverla in tutte le sue sfaccettature è stato sorprendentemente intenso, ma assimilare tutte le sensazioni provate e rendermi conto di cosa sono riuscita a portarmi a casa è stato senz’altro il regalo più inaspettato."
Diletta
"Queste due settimane in Guatemala sono state molto diverse da come me le aspettavo. Il posto me lo aspettavo meno curato, invece è magnifico a suo modo; è stato un sogno visitare Antigua e i paesini nei dintorni, compresi gli splendidi paesi sulle rive del lago Atitlan. Per quanto riguarda la Casa NPH, invece, appena conosciuto il posto e i bambini avevo paura di trovarmi male, non so perché avevo la sensazione che non sarei riuscita a legare con quelle persone. Ma poi tutto è cambiato, mi sono affezionata a tantissima gente di tutte l'età: dai bambini di 3 anni ai ragazzi di 20, perfino i tios! Non so quale strano incantesimo mi avessero fatto quei bambini ma la seconda settimana continuavo a voler andare a trovarli, a fare un salto a tutte le sezioni (o casette) anche solo per salutare. È come se tutto in una volta mi avessero fatto capire il bene che gli voglio, il bene che si meritano, ma che magari non dimostrano a primo impatto. L'ultimo giorno non è stato difficile lasciarli, di più!! Sono grata di aver dato un mio aiuto personale nella casa, sia dal punto di vista psicologico, avendo legato con molti ragazzi che potrei davvero definire "miei amici", sia dal punto di vista manuale, dall'aiuto in falegnameria alla costruzione della chiesa!
Questo viaggio ha fatto meglio a me che alle persone che ero andata ad aiutare, grazie al legame stretto coi bambini e ragazzi della mia età, l'enorme miglioramento in spagnolo e la possibilità di stringere amicizia con il gruppo di volontari con cui sono partita: tutti diversissimi, ma a loro modo uno più simpatico dell'altro!
In conclusione, anche se all'inizio non ne ero convinta, questa esperienza mi è piaciuta assai e quei bambini mi mancheranno da pazzi; spero davvero di poter tornare a trovarli."
Laura, 15 anni
"La mia prima esperienza come volontaria nella casa N.P.H. in Guatemala lascia un ricordo di vita indelebile.
Il valore della “condivisione” e il senso di responsabilità sono il filo conduttore nella vita del campus che, trasmessi ai bambini come pilastri fondamentali per la crescita, si percepiscono nella quotidianità dei loro gesti, nello studio e nel gioco.
Alcune storie di disagio familiare e personale colpiscono profondamente e confermano che la casa N.P.H. è una grande opportunità di riscatto e una base sicura per il loro futuro da adulti.
Non dimenticherò gli occhi e i sorrisi di chi ti guarda bisognoso di una carezza o di un abbraccio o di chi rimane in attesa di un gesto, di una parola, senza mai chiedere espressamente, nel rispetto di ciò che l’altro è in grado di dare.
Grazie alla Fondazione Rava ho vissuto un’esperienza che desideravo fare da molto tempo; sapevo che sarebbe stata totalizzante e così è stato.
Si torna a casa con una visione diversa, con la consapevolezza di aver ricevuto molto di più rispetto a ciò che si è dato, arricchiti dal senso vero delle cose."
Giorgia
"Sono arrivata in Guatemala senza aspettative, sapevo poco o niente sul paese ed era la mia prima esperienza con NPH. Ne riparto con in testa l’immagine di numerosi volti e sorrisi, dei quali già sono impaziente di ricevere notizie.
Non credo che due settimane siano sufficienti per integrare pienamente la vita della casa, sarebbe ingenuo pensare altrimenti. Purtroppo i quindici giorni sono volati e proprio quando iniziavamo a cullarci nelle piccole abitudini e a conoscere tutte le varie sezioni di ragazzi, siamo dovuti ripartire. Eppure, nonostante la velocità del soggiorno, ho avuto modo di confrontarmi con persone che senza dubbio valevano le 20 ore di viaggio. Quello che più mi è piaciuto nell’osservare la vita della casa è il rapporto che lega i ragazzi più grandi a quelli più piccoli – un istinto di protezione visibile anche nelle più piccole gestualità quotidiane e che raramente mi è capitato di notare tra ragazzi della mia età. Un po’ cinicamente ho sempre pensato che parlare di ‘una grande famiglia’ fosse un abbellimento retorico, invece è proprio ciò con cui mi sono scontrata visitando NPH Guatemala: una grande famiglia pronta ad accoglierti, anche solo per una manciata di giorni."
Isabella
"Il viaggio in Guatemala con la Fondazione Francesca Rava è stata un'esperienza che mi ha cambiato in tanti modi diversi e che ha soppratutto cambiato il mio modo di pensare e vedere la realtà della vita. Ho potuto vedere e vivere nelle condizioni in qui vivono centinaia di bambini e capire a che punto sono fortunata.
La casa non era un semplice orfanotrofio ma una vera famiglia, dove tutti i bambini, anche quelli più piccoli si prendevano cura l'uno del'altro senza farsi domande, come se fosse tutto naturale, come se fossero tutti fratelli.
All'inizio l'approcio con i bambini è stato abbastanza complicato, ma poco a poco si interessavano sempre di più a noi volontari. Non mi sarei mai immaginata che saremmo riusciti a creare un legame cosi forte con alcuni di loro. Questa è stata la gioia più bella, ma anche per questo è anche stato molto faticoso lasciarli alla fine delle due settimane.
E' stato bellissimo parlare con ragazzi della mia età o anche più grandi e confrontare i nostri sogni e ambizioni per il futuro. Mi sono resa conto, ascoltando diverse storie, che anche se viviamo in ambienti completamente diversi e abbiamo passati che non si assomigliano per niente, abbiamo tutti un sogno e la Casa NPH gli aiuta in tutti i modi possibili a raggiungerli. Loro fanno di tutto per avere un'educazione e avere un lavoro nonostante il loro passato e questa prova di coraggio mi ha fatto pensare molto.
Tra il lavoretti alla mattina in chiesa, nella cucina, nel orto o in falegnameria, i giochi con i bambini al pomeriggio, i pranzi e cene con tutta la casa queste due settimane sono state un esperienza bellissima."
Camilia
"Lasciare il Guatemala per me ha significato lasciare delle amicizie preziose. Durante le due settimane di campus ho legato con molti ragazzi della mia età, stavo così bene che mi sembrava di stare con amici e non di fare volontariato. Ho sempre avuto l'impressione di non dovere "intrattenere" i bambini perché ci divertivamo così tanto tra di noi che ci fosse un'amicizia sincera e reciproca. Sono rimasta molto stupita da quanto siamo riusciti a legare in così poco tempo.
Una delle giornate più divertenti è stata a Casa degli universitari: abbiamo passato la serata a ballare e, anche se con scarsi risultati, ci hanno provato ad insegnare la baciata. Non mi scorderò mai le ristate, conversazioni e balli di quella serata.
Credo che quello che abbia caratterizzato la mia permanenza in Guatemala sia stata la naturalezza con cui mi riuscivo a relazionare con gli altri ragazzi e l'affiatamento che tutti noi avevamo."
Gaia, 16 anni
"Il primo incontro con la mia bambina di 8 anni è stato stupendo. L'ho vista da lontano correre verso di me tutta sorridente gridando "madrinaaa!!" Poi è arrivata, mi ha buttato le braccia al collo e mi ha stretto forte... che emozione! ogni tanto ci scriviamo qualche letterina, ma è solo venendo qui a trovarla di persona che ho capito l'importanza che ho per lei, il piacere che prova nel sapere che c'è qualcuno che la pensa, che le dedica attenzioni, che le riserva baci, abbracci, che le fa regali...Il tempo trascorso insieme è stato qualcosa di unico, una gioia che non dimenticherò mai."
Arianna, 29 anni
"Quello che mi ha stupito di più della Casa NPH San Andrés è la sua organizzazione: è fatta in modo che i bambini possano crescere nel modo più sereno possibile e soprattutto costruirsi un futuro grazie alla scuola e i “talleres”. Sono state 2 settimane molto intense che ci anno permesso di conoscere sia i più piccoli che gli universitari, una cultura nuova e soprattutto un popolo fantastico! Due settimane dove impari più tu da loro che viceversa. Due settimane che sembrano due mesi (forse perché ti senti a casa..). "
Lorenzo
Canale Notizie - 05-09-2014 - Segnala a un amico