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Il bilancio di Pietro, ginecologo e volontario della Fondazione, dal 15 giugno a bordo di Nave Etna.

 

"Ho lasciato nave Etna a Salerno, martedì 1 luglio dopo che gli ultimi dei 1144 migranti sono sbarcati.

Spero che i migranti, le migranti, le gravide e i bambini riescano a trovare finalmente un rifugio, che vivano in sicurezza, che assaporino pace, amicizia e benessere, che riescano a lasciarsi alle spalle le sofferenze disperanti che hanno vissuto. Fra le ultime, mi ha toccato la storia di una ragazza somala, con il sorriso smagliante dei suoi diciannove anni, che ci ha aiutato a tenere pulita l'infermeria sul ponte della nave; i genitori sono state vittime casuali in uno scontro tra fazioni in Somalia; lei ed il fratello di poco più grande sono fuggiti dal Paese e dopo lungo percorso sono riusciti ad arrivare in Libia, dove si sono messi a lavorare per raggranellare i soldi necessari ad arrivare in Europa; anche il fratello è rimasto ucciso, sembra per un motivo futile sul lavoro, e lei rimasta sola è riuscita a salire e rimanere viva su uno dei barconi insieme ad altri della sua terra. Un ultimo pensiero, con grande augurio di un futuro radioso, mando anche all'infermiera siriana vestita di nero, gravida di un maschietto di 7 mesi, marito ucciso in Siria, madre di 5 figli tutti intorno a lei, il più grande di circa 15 anni con aria protettiva su madre, fratelli e sorelline. Good luck.

Mi è dispiaciuto lasciare la nave, il comandante e tutte le belle persone che ho conosciuto. Grandi amicizie, saluti commoventi. Grandi emozioni e nostalgia. La scorsa notte, ormai a Torino, mi sono alzato un paio di volte dal letto perché a disagio: mi mancavano i movimenti della nave e la voce dell'altoparlante "Pronti ad assumere il ruolo CFM (controllo flusso migranti, ndr)".

Sono tornato soddisfatto dell'esperienza umana vissuta, indimenticabile, da ripetere. Grazie a Mariavittoria ed Emma della Fondazione."

Pietro

 

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Canale Notizie - 03-07-2014 - Segnala a un amico


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