Calogero, infermiere di terapia intensiva, volontario del team 16, racconta i suoi 20 giorni a bordo di Nave San Giorgio e Nave Etna.
Calogero, infermiere dell'Ospedale Sacco di Milano, dal 1 giugno è volontario a bordo di Nave San Giorgio e Nave Etna.
Ecco la sua testimonianza:
"Mi sono imbarcato su nave San Giorgio il 1 giugno, come volontario della Fondazione Francesca Rava, per dare supporto al team sanitario di bordo, forte dell’esperienza dei colleghi che mi hanno preceduto.
Partecipare a una importante missione umanitaria come Mare Nostrum mette addosso una sorta di eccitazione che ti porta a fare bene, fare presto e dare il meglio.
E’ stato tutto un crescendo: dapprima una fase preparatoria durata parecchi giorni a causa del mare grosso, che non ha consentito sbarchi massicci poi, in una notte di mare agitato, è stato soccorso un primo barcone con un centinaio di migranti a bordo; le operazioni di trasbordo erano proibitive ed era troppo pericoloso portarli a bordo della GIS (galleggianti semoventi per impieghi speciali). Solo un grande coraggio e forte spirito di sacrificio, professionalità e genio italico hanno permesso agli uomini della Marina di spingere con i potenti gommoni il barcone all’interno della nave e portare in salvo tutte le persone.
Mi sono trovato faccia a faccia con una realtà drammatica, che mai avrei immaginato, e che poco trapela dai vari servizi televisivi; quello che si vive a bordo è di più, molto di più. Ti trovi di fronte la paura, la disperazione di chi ha perso tutto e affronta questo viaggio come unica speranza e voglia di riscatto. Nel giro di poche ore abbiamo salvato 1200 migranti.
Dopo due giorni e due notti di lavoro, con decine di interventi sanitari, sono stato trasferito su nave Etna, che con circa 1300 persone soccorse aveva bisogno di un supporto sanitario.
Cambiata la nave, lo scenario è stato identico se non più. La maggior parte dei migranti infatti erano allocati sul ponte volo, il piccolo hangar destinato ai più deboli: donne bambini e malati.
Moltissimi i casi di disidratazione e tanti ustionati dal sole.
Mi hanno toccato profondamente le scene di disperazione per chi è stato separato dal resto della propria famiglia, ma anche la grande gioia di coloro che si sono ritrovati che il mare li aveva divisi."
Calogero, infermiere anestesista
Canale Notizie - 18-06-2014 - Segnala a un amico