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Ninna Ho. Dopo il ritrovamento di un neonato ad Avellino, Mariavittoria Rava e Giovanni Rebay (KPMG) rinnovano l'appello ai media per diffondere notizie sull'esistenza di culle salvavita.

 

È con grande sgomento e dispiacere che apprendiamo della triste notizia del ritrovamento di un neonato abbandonato su un treno a Baiano (AV). Si tratta di un fenomeno che ultimamente ritorna con una tragica regolarità, anche se non rende la reale dimensione del problema, considerato tutto il sommerso. Napoli è stata la prima città del nostro circuito a dotarsi di una culla salvavita, nel 2008, presso il Policlinico Federico II di Napoli, in via Tommaso De Amicis 115”, dichiarano i partner del progetto ninna ho Mariavittoria Rava (Presidente Fondazione Francesca Rava) e Giovanni Rebay (Partner di KPMG S.p.A).“Ci appelliamo ai media nazionali, territoriali, in particolare a Napoli e nelle città dove le culle sono state installate, alle Istituzioni e agli Enti Ospedalieri, affinché ci aiutino ad amplificare sempre più la conoscenza di queste possibilità per le mamme in difficoltà salvando così preziose vite.”.

 

Il progetto ninna ho è nato proprio con l’obiettivo di ridurre e arginare questo grave fenomeno, attraverso l’informazione sulla possibilità consentita dalla legge italiana di partorire in anonimato e, se la madre è in grave disagio, di lasciare in ospedale il neonato che verrà  affidato a una nuova famiglia.

Ogni donna può ricorrere alle strutture pubbliche e avvalersi del diritto all’anonimato, senza temere l’espulsione, se clandestina, ma vivere l’ospedale come ‘luogo amico’” hanno dichiarato i due Partner del progetto.

 

Il progetto ninna ho è nato nel 2008 da un lato per informare sul diritto al parto in anonimato riconosciuto dalla legge italiana, dall’altro per offrire un’alternativa ai gesti estremi di abbandono, con l’installazione di culle salvavita nelle immediate vicinanze di ospedali italiani, collocate in piccoli fabbricati accoglienti e anonimi, collegati ai rispettivi reparti di neonatologia.

Ad oggi le culle del progetto ninna ho sono state donate al Policlinico Federico II di Napoli, all’Ospedale del Ponte di Varese, all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Azienda Ospedaliera di Padova e all’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze.

Aderiscono al progetto ninna ho anche la Mangiagalli di Milano e il Policlinico Casilino di Roma, il primo ospedale italiano a dotarsi della “moderna ruota” nel dicembre 2006, un’apposita struttura creata per dare accoglienza e salvezza a neonati abbandonati. Qui nel febbraio 2007 è stato abbandonato un bimbo di quattro mesi, preso subito in cura dal personale medico e successivamente dato in adozione.  

 

Ci appelliamo ai media nazionali, territoriali, in particolare nelle città dove le culle sono state installate, alle Istituzioni e agli Enti Ospedalieri, affinché ci aiutino ad amplificare sempre più la conoscenza di queste possibilità per le mamme in difficoltà salvando così preziose vite.” concludono i Partner del progetto.

 

Il progetto ninna ho prevede una campagna di comunicazione e sensibilizzazione in 5 lingue. Leaflet, poster e locandine sono periodicamente distribuiti presso le strutture e i luoghi nei quali è presumibile possano essere visti o frequentati dalle madri in difficoltà.

È inoltre attivo un sito internet (www.ninnaho.org) con tutte le informazioni sul progetto, sulle culle termiche, sulla legislazione vigente, sugli ospedali che aderiscono all’iniziativa e la possibilità di inserire le proprie domande via web e avere risposta.Infine un numero verde (800 320 023), dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 15, si avvale di un operatore specializzato in grado di fornire prima accoglienza, ascolto, informazione e orientamento alle donne in difficoltà.

Canale Notizie - 17-03-2014 - Segnala a un amico


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