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18 agosto 2013, Prima Giornata Nazionale dello Sport ad Haiti

 

Dal 27 luglio al 18 agosto, per la terza volta in due anni, una delegazione del CSI, composta da 23 volontari e capitanata dal Presidente Nazionale Massimo Achini ha fatto il suo ritorno ad Haiti per allenare i bambini allo sport e alla vita.

 

Obiettivo della missione: dare vita alla Prima Giornata Nazionale dello Sport, portando allo stadio della capitale Port au Prince oltre mille bambini; missione ampiamente compiuta con oltre 1200 ragazzini che il 15 agosto hanno preso parte alla festa. Tra di loro anche i bambini accolti negli orfanotrofi N.P.H. di Kenscoff e nel Foyer Saint Louis.

 

Presente alla cerimonia anche Magalie Racine,  Ministro della Gioventù, dello Sport e dell’Azione Civica di Haiti.

Il momento dell'Inno di Mameli.

I bambini durante il riscaldamento pre-partita.

Le squadre allineate per la cerimonia di apertura.
Una bambina legge, a nome di tutti gli altri presenti, il giuramento.

Ecco le testimonianze di alcuni volontari del CSI:

Primi giorni di una nuova settimana...nuovi bimbi, nuovi compagni d’avventura, nuove emozioni…Inizio settimana anche un po’ “difficile” dove i momenti di sconforto non sono mancati…ma ripenso alla giornata di oggi e qualcosa che mi faccia andare a nanna con il sorriso sulle labbra c’è sempre…le facce dei 40 ragazzi haitiani che sono con noi ogni giorno mi fanno pensare..mi fanno sperare in un futuro migliore per questo paese..mi insegnano che i gesti, le parole, le nostre azioni sono molto più importanti di tutte le comodità a cui siamo abituati…Mi dicono che i sogni esistono, che bisogna crederci davvero per poter andare avanti, per costruire un futuro, per noi e per le prossime generazioni..mi hanno fatto capire che il sorriso non deve mai mancare, anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato...e se mi dovessero chiedere "perché sei venuta ad Haiti?” beh, credo che la risposta sia semplice…"per imparare, per continuare a sognare e per non smettere mai di sorridere." Alice

 

“È passata più di una settimana da quando sono arrivata ad Haiti. Quello che mi ha portato qui è stata curiosità, voglia di mettermi in gioco, provare a fare qualcosa per gli altri…soprattutto per bambini che forse non sono così abituati a giocare tutti i giorni. Vedere bambini che ti salutano ai bordi della strada, che corrono verso la missione di Corail per poter passare qualche ora con te regala emozioni che è difficile descrivere. Vieni letteralmente preso d’assalto e non puoi non metterti a correre, saltare e giocare con tutti. Sei stanco morto, ma vorresti fare sempre di più e talvolta la realtà ti ricorda che non è sempre possibile…non puoi restare qui per sempre (purtroppo). Poi oltre ai bambini ti accorgi che puoi lavorare con degli animatori haitiani che donano il loro tempo per provare a cambiare con te il “loro mondo” e allora ti accorgi che, forse, davvero qualcosa puoi fare. Pensi che se un ragazzo di vent’anni che ancora studia, che si alza alle 5 del mattino per tre settimane, che passa tutto il giorno a giocare con te per imparare qualcosa perché vuole cambiare il suo quartiere, forse davvero qualcosa può cambiare in meglio. Dare fiducia e lasciarsi coinvolgere dalla situazione sta diventando un motto. E ti accorgi di non essere il solo “salmone che va contro corrente.” Elisa

 

“Credo che sia una questione di cuore. Perchè è li che nascono i sogni, come questo progetto di Haiti; è una questione di cuore perchè è li che si vincono tutte le guerre. Quindi penso che proprio partendo da lì, si possa arrivare al cambiamento. Haiti è Haiti, è difficile da spiegare. Certe cose bisogna viverle sulla propria pelle.

É come se l’anima si nutrisse di positivitá, ogni volta che al saluto si battono il pugnetto sul cuore, ogni volta che arrivi e son giá pronti sul campetto da venti minuti per l’allenamento, ogni volta che ci si mettono in sei a portare la sacca dei palloni pur di sentirsi ognuno nel suo piccolo importante, ogni volta che insieme si prende a calci un pallone.

Non so cosa sia di preciso: se profumi, sorrisi, sensazioni, sguardi o colori che scatenano una relazione di familiaritá ed empatia con certe persone e certi luoghi, ma ti scavano nel profondo, ti entrano nelle vene, le senti tue, ti senti a casa e vorresti tenere quelle sensazioni sempre con te.

L’anno scorso proprio da questa avventura ho imparato che provare a raccontare le proprie emozioni è importante, per poter condividere tutto questo anche con chi purtroppo non sa, non vuole, non puó lasciarsi andare a questa grande esperienza.

Credo che quando uno decide di partire lo fa specialmente per una forte esigenza interiore, per la voglia di comunicare un’emozione, partendo giusto dal cuore.

Haiti, per me, è questione di cuore.” Federica

 

“É una sfida…che non posso e non possiamo permetterci di non vincere…si perché un “pareggio” vorrebbe dire lasciare Haiti tra 2 settimane senza aver lasciato qui una parte di noi.

Siamo arrivati ognuno con le proprie aspettative, con i propri desideri e la propria vita…siamo persone diverse che hanno un comune obiettivo…riuscire ad entrare nel cuore di coloro che incontriamo qui!

Li vediamo tutti i giorni desiderosi di giocare e instaurare con noi un rapporto che, seppur breve, cambi anche solo un poco la loro vita.

Siamo…sono…venuto qua per questo…con la speranza di cambiare tante cose…è anche me stesso.

E ogni giorno mi viene in mente la frase: “ogni volta che per strada, un bambino, prende a calci un pallone…reinizia la storia del calcio.” Luca

 

Perchè andare ad Haiti? O meglio perchè tornare ad Haiti? Già, perchè la prima volta si parte per curiosità, per vedere ciò che gli altri ti hanno detto, per capire se quello che leggi e senti su questi posti sia vero.

Ma la seconda volta sai già (più o meno) quello a cui vai incontro. Così mi viene da chiedermi se sia per il creolo (incomprensibile per me), per gli odori, per le zanzare, per il caldo infernale… Insomma per i tanti motivi che potrebbero scoraggiare chiunque a intraprendere questo viaggio. Oppure se si riparte per tornare a vedere i bambini con i loro volti, per toccare la loro semplicità, per sentire il loro entusiasmo per un gioco sconosciuto, per ridere con loro per ogni scoperta. O forse… si forse si torna perchè senti

dentro qualche cosa che ti fa star bene, qualche cosa che sai che ti cambierà, qualche cosa che ti fa sentire vivo!

Negli incontri di preparazione al viaggio, ci siamo detti che si andava ad Haiti per cambiare il mondo, un messaggio forte a cui ho pensato spesso nei giorni prima della partenza e ora che sono qui posso dire che si viene ad Haiti per cambiare il mondo…. Partendo però dal cambiare se stessi!" Francesco

 

Canale Notizie - 29-08-2013 - Segnala a un amico


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