Haiti: la lettera di Pasqua di Padre Rick
Carissimi amici,
la mia speranza è che queste parole siano utili a qualcuno, come lo sono per me, di fronte a così tante catastrofi umanitarie.
Da settimane il popolo di Haiti vive nel terrore e in molti altri luoghi nel mondo la violenza brutale sta distruggendo migliaia e migliaia di vite innocenti. Preghiamo per loro, ma il nostro dovere è anche quello di agire, aiutare quelli che possiamo aiutare, con ogni risorsa e con tutta la forza che abbiamo.
A Port au Prince interi quartieri sono deserti, persone indifese sono state costrette ad abbandonare ogni cosa, a scappare da coloro che volevano saccheggiare e bruciare le loro case.
È difficile anche solo da immaginare, ma capita che intere famiglie vengano bruciate nella propria abitazione.
Tanti muoiono per ferite da arma da fuoco, molti sono bambini. E poi ci sono le violenze contro le donne, i rapimenti, le richieste di riscatto.
Di solito, cerchiamo di aiutare gli sfollati raggiungendo gli edifici in cui si sono rifugiate tante persone in fuga. Andiamo lì e distribuiamo loro cibo, acqua, vestiti, coperte calde per la notte.
Due settimane fa le cose sono andate diversamente. Abbiamo incontrato un grande gruppo di persone per strada. Donne, bambini, anziani stavano correndo sotto la pioggia. Era notte fonda. Tutto ciò che possedevano era in un fagotto legato al collo.
L'unica nostra struttura che avrebbe potuto ospitare tutte quelle persone, l'abbiamo dovuta abbandonare a causa della stessa violenza da cui loro stavano scappando. Era la Casa che accoglieva i nostri bambini e ragazzi disabili ma i banditi l'hanno attaccata tre volte negli ultimi mesi. Sul ponte di Tabarre, proprio dietro la nostra stuttura, si sono verificati spesso combattimenti a fuoco e abbiamo deciso di trasferire tutti i bambini e il nostro staff nell’entroterra.
In altre parole, non potevamo offrire loro un rifugio sicuro.
Abbiamo provato a portarli con i nostri mezzi in una scuola vicina, dove stavano vivendo già altre famiglie sfollate. Non c’era posto per loro. Li abbiamo portati in un secondo luogo ma ci hanno sparato praticamente addosso e siamo dovuti scappare. Addirittura, la persona che ci ha condotti lì è stata picchiata per averlo fatto.
Gli sfollati cercano di proteggersi rifiutando di ospitare nei loro rifugi le persone che non conoscono perché potrebbero essere parte di una gang, nel nostro caso mogli di membri delle gang o figli. La paura deforma e intorpidisce l'umanità.
Così, abbiamo deciso di ospitarli comunque nella nostra struttura. Non c’era altra soluzione.
“Benvenuti! Ecco vestiti asciutti, acqua da bere e per lavarvi. Condivideremo pane e caffè al mattino, latte per i bambini, un pasto caldo a mezzogiorno e cena. Raccontateci i vostri nomi, cosa vi è successo, dove sperate di andare. Faremo del nostro meglio affinché ciò avvenga”
La più anziana di loro, Madame Marie Joseph, la cui vita è stata difficile fin dai tempi della dittatura Duvalier, quando uno dei nostri le è passato accanto, gli ha detto: "moun sa yo se bon moun net!" "Queste sono persone totalmente buone!"
Le ho risposto: "Madame Joseph, per riconoscerne uno, ne devi essere uno!"
Non riesco a pensare a un complimento più alto da fare a qualcuno. Riconoscerlo per la sua bontà.
Distruzione. Devastazione. Ma c’è anche danno che non si vede, un danno nelle menti, nei sogni, nelle anime delle persone che sono costrette ogni giorno a lottare per sopravvivere qui.
Davanti a tutta questa violenza non si può fare altro che provare impotenza, vergogna, umiliazione. Si vuole disperatamente che le cose cambino ma non si sa nemmeno da dove cominciare. Non c’è speranza, solo rassegnazione.
La parola umiliazione deriva dalla parola humus, che significa sporco. L'umiliazione ti fa sentire come se fossi calpestato per terra. Non sei una persona. Non pesi nulla sulla bilancia della vita.
‘Vergogna’ deriva da una parola molto antica, skem, che significa ‘coprire’, nel senso di coprire il viso con le mani perché stai cercando di nasconderti. La vergogna arriva quando inizi ad essere d'accordo con chi ti fa del male, a credere che in fondo lui abbia ragione, a credere di meritarlo. Sei sicuro di non avere alcun valore.
Questo è il punto di rottura mentale che cercano di raggiungere coloro che umiliano. Questo è il loro obiettivo.
Vergogna e umiliazione possono distruggere un uomo. I suoi sentimenti e i suoi pensieri si deformano. Anche il corpo è appesantito.
Durante questa Settimana Santa per i cristiani, Gesù ha fatto sue la vergogna e l'umiliazione degli uomini, ha accettato di espiare una colpa che non era sua, rifiutandosi di restituire il male. Il suo potere di guarigione e di vita sostiene e trasforma le persone da anni.
Per questo è necessario fare una distinzione essenziale.
Ci sono la vergogna e l’umiliazione che si provano quando si fa qualcosa di sbagliato. Sono ‘buone’, arrivano per avvisarti che la tua bussola è fuori asse e che stai prendendo una direzione pericolosa. Questi sentimenti passano solo quanti ammetti ciò che hai fatto e cerchi di riparare il danno che hai causato.
Ma c'è un'esperienza molto più ampia e profonda di umiliazione e vergogna, che non è causata dalla colpa.
Le vittime di bullismo, i sopravvissuti di incidenti mortali, coloro che sono perseguitati per razza, classe, genere, religione o colore, coloro che si sentono di non appartenere mai e sono sempre esclusi, coloro che non sono riusciti a salvare una vita, e così tanti altri.
Si sentono in colpa, ma non hanno fatto nulla di sbagliato. Sono tanti gli innocenti che provano vergogna e umiliazione. Devono essere assolti, non dalla colpa ma dalla vergogna.
La cura è molto difficile da mettere in pratica.
Parlate intimamente con Dio. Nessun altro. Eliminate tutti gli altri dialoghi interiori. Se riuscite in questo, non vi sentirete più soli, capirete che bontà, bellezza, verità e amore sono eterni, che quelli che amate e ogni cosa buona che avete mai conosciuto nella tua vita, non possono essere portati via.
E poi, aiutate gli altri. Non quando avete del tempo libero o vi annoiate. Significa, come il buon Samaritano, impegnarsi completamente e totalmente. Abbiamo questo potere. Ed è così tanto necessario.
Per questo, vi ringrazio sinceramente per essere al nostro fianco in questo momento difficile. L'aeroporto è chiuso, il porto è chiuso, non si può scappare da Haiti, si può solo vagare di luogo in luogo alla ricerca di un posto sicuro. Centinaia di banditi pesantemente armati tengono in ostaggio 11 milioni di brave persone.
Le persone che soffrono la fame sono aumentate nell'ultimo anno, come è stato annunciato dalle Nazioni Unite. Ci stiamo affrettando a inviare centinaia di chili di semi in varie comunità in tutto il Paese. Manderemo "granturco bi-mese" e altre colture veloci. Tutto aiuta.
Sappiamo che giorni migliori sono in arrivo e che la luce e la bontà superano di gran lunga l'oscurità che queste persone hanno creato.
In questo spirito vi auguriamo una tranquilla primavera e una Pasqua benedetta.
Che il dono della pace sia nostro insieme.
Padre Rick Frechette
Canale - 28-03-2024 - Segnala a un amico