Estate 2017 - Campus di volontariato nella Casa NPH in Honduras, alla scoperta della grande famiglia NPH
Dal 2 al 15 luglio si è tenuto il primo di due campus estivi di volontariato in Honduras. Il gruppo di giovanissimi volontari, accompagnati da Silvia ed Emanuela, è arrivato al “Rancho Santa Fe” accolto dai centinaia di pequeños che vivono nella Casa, aperta 30 anni fa da Padre Wasson, il fondatore di NPH.
Tante le esperienze fatte dai volontari, dal lavoro nei campi, che servono per l’autoproduzione di frutta e verdura per le necessità del Rancho, al tinteggiare pareti esterne e interne degli “hogar” cioè delle singole strutture in cui i bambini e i ragazzi vivono suddivisi per sesso e per età, al lavoro nella Cocina General.
Tanti i bei momenti di gioco con i bambini, le passeggiate nell’ampia estensione di terreno del Rancho, che include laghetti, torrenti, boschi.
Intensi i giorni di visita ai programmi esterni di NPH, come il Comedor che è un refettorio e servizio di doposcuola per 35 bambini della poverissima comunità di Pantanal o il servizio diurno di accoglienza ai bambini delle ragazze madri che lavorano a Tegucigalpa e che va sotto il nome di Pasos Pequenitos.
Forte l’impatto emotivo della visita ai 15 bambini e ragazzi disabili di Casa Angeles, che sono a tutti gli effetti parte della grande famiglia NPH ma devono vivere nella capitale, in prossimità di ospedali. I volontari hanno disegnato con gli special needs children, li hanno aiutati con il pasto, hanno letto libri, scoprendo la loro diversità, ma anche l’immensa umanità di Kenia la direttrice, che con tias e infermiere li assiste con immenso amore, e che ha mostrato come comunicare con loro, parlandoci, accarezzandoli, in attesa di risposte che possono essere un sorriso, un gridolino, o alzare la testa in segno di interesse.
Molto tempo è stato trascorso anche a Casa Eva che ospita gli abuelitos, anziani soli accolti da all’interno del Rancho nella grande famiglia NPH. I ragazzi hanno letto, giocato a carte, aiutato a pulire gli ambienti in cui vivono, fatto compagnia a questo programma unico nel panorama delle Case NPH, che restituisce ai pequenos la gioia di avere dei nonni.
I volontari hanno anche avuto l’opportunità di imparare manovre di disostruzione e rianimazione cardiopolmonare da adottare in caso di emergenza nel corso tenuto dai due volontari italiani Marco Squicciarini, medico, istruttore BLSD (Basic Life Support Defribillation) e Fabrizio Cannizzaro. I due volontari al Rancho hanno formato 20 persone dello staff NPH, medici, infermieri, tias, e un pomeriggio è stato dedicato anche ai nostri volontari che riceveranno un attestato di partecipazione e sono ripartiti con un patrimonio di conoscenze importante per salvare vite preziose in caso di emergenza. LEGGI QUI PER SAPERNE DI PIU'.
Contattaci subito per prenotare il tuo posto per i prossimi campus! Scopri qui le prossime date. Per maggiori informazioni e per partecipare: 02.54122917, campus@nph-italia.org.
Adotta un bambino a distanza accolto nelle Case NPH! Scrivi a padrini@nph-italia.org, 02.54122917
Francesca, volontaria, racconta:
Sono oramai passate un paio di settimane dal mio viaggio in Honduras e custodisco con un po’ di gelosia le sensazioni e le forti emozioni che ho provato.
Ricordo ancora come fosse ieri i sorrisi dei bimbi gli occhi neri, sorridenti e pieni di amore di tutte le Tias ed operatori del Rancho.
Mi sono ritrovata a giocare a carte a correre a disegnare a saltare a leggere favole in spagnolo (che non so quindi non oso immaginare cosa abbia letto) ad imbiancare la sala dove le ragazze fanno zumba, ho strappato le erbacce dall’orto, ho cucinato per 300 persone, ho passeggiato ed ascoltato i racconti di nonna Norma, ho percepito e sentito l’amore che pervade Casa Angeles (ndr dove sono accolti i bambini disabili), ho fatto addormentare i bimbi di casa Suyapa accarezzando loro la testolina e li ho risvegliati il mattino seguente, ho riso ho scherzato con tutti in poche parole ho vissuto l’amore la gioia e la passione del Rancho.
Mi rendo conto di essere una persona privilegiata per avere potuto toccare con mano questo luogo magico.
Per questo ringrazio tutti i miei compagni di viaggio e la Fondazione Francesca Rava-NPH Italia Onlus che ha reso possibile tutto questo.
Grazie
La testimonianza della mamma di una volontaria:
Grazie ai report delle accompagnatrici, io, come genitore ho condiviso ogni momento di questa bellissima esperienza... Da quando i ragazzi sono tornati, mia figlia ogni giorno racconta con grande amore ogni momento vissuto sia con i bambini sia con il gruppo. Quello che l'ha colpita particolarmente è stato l'amore trasmesso dalle persone che vivono nel Rancho ai bambini, ma soprattutto le regole che vengono impartite e rispettate quotidianamente da tutti, grandi e piccoli. Aveva paura di trovarsi in un posto triste dove i bambini vengono abbandonati a se stessi invece si è resa conto che i bambini sono sempre molto felici e si sentono come fratelli tra di loro, come una grande famiglia. I nostri ragazzi hanno imparato l'arte del donare... che a volte è più bella del ricevere!
Basilio, alla sua terza esperienza come volontario al Rancho:
"Arrivo al Rancho Santa Fe, è passato quasi un anno, ti chiedi se i bambini ti riconosceranno, se sono cresciuti, pochi passi e lo saprai. All'improvviso un'esplosione... gridano il tuo nome, vedi i loro occhi, senti il loro abbraccio, ascolti le loro parole, ti nutri dei loro sorrisi. Sei incredulo, ti lasci alle spalle la stanchezza del viaggio, la vita in Italia. Ora quello che conta è "vivere" i 10 gg del Campus perché sai benissimo che presto passeranno. Sembra paradossale ma la tua vita, il tuo quotidiano, la tua agiatezza del giorno prima sono andate smarrite e la cosa ti lascia completamente indifferente.
Ancora una volta mi stupisco di come basti veramente poco per farmi sentire a casa. La lingua, il cibo, la cultura, il modo di vivere sono solo accessori; è come se cambiassi un vestito: ti togli quello che hai e ne metti un altro...alla fine sei sempre tu. Nella Casa NPH in Honduras impari che le diversità non esistono perché se basta un sorriso, se bastano due occhi fieri e mai tristi, se basta sentirti chiamare padrino, se basta un abbraccio a farti sentire a casa, allora si, le diversità non esistono e quindi capisci che siamo solo noi a crearle. Quando ormai sei adulto anche il concetto di famiglia, di casa cambia. I bambini, le tias, i volontari e tutte le persone del Rancho per 10 giorni sono stati la mia famiglia, una grande famiglia dove tutti si adoperano per raggiungere un obiettivo comune. Alle persone che vorranno fare questa esperienza e sono magari titubanti dico di chiudere gli occhi per un attimo, ripensare a quando erano bambini alla felicita che hanno provato nello stringere la loro madre e poi partire."
Elena, volontaria della Fondazione:
"Ho deciso di partire per la Casa NPH in Hondurs con lo stesso entusiasmo e sottile ansia di quando, tre anni fa ormai, sono arrivata in Haiti...
un lungo viaggio quello per l'Honduras, durante il quale ho potuto riflettere per poter arrivare pronta a vivere questa nuova bellissima esperienza. E devo dire che non mi aspettavo di trovare tanta meravigliosa accoglienza da parte di tutti, tanta instancabile energia, un così travolgente senso di "grande famiglia", proprio in questi bambini che una famiglia, come noi siamo abituati a concepirla, non ce l'hanno..eppure dai loro sorrisi, dai loro occhi sinceri, dal loro modo di condividere spazi, cose, affetti, traspare un singolare senso di famiglia, fatto di regole, di rispetto reciproco, di amore e di gioia per la vita. Un fiore donatomi da una bimba di casa Suyapa che ho accompagnato un mattino a scuola, i disegni che un altro bambino mi ha dedicato, ho portato tutto a casa e riposto nelle mie cose da custodire..
Vivendo al Rancho Santa Fe, seppur per un breve tempo, ho respirato dei valori profondi che forse noi, nel nostro vivere quotidiano, abbiamo per così dire dimenticato ma che rendono invece questi bambini e tutte queste persone davvero speciali, certamente non gli ultimi...
Grazie, immensamente grazie alla Fondazione Francesca Rava per avermi regalato tutto questo..."
Margherita, 17 anni, volontaria e neo madrina di Jeannette* (*nome di fantasia per proteggere la privacy del bambino)
"È passato oramai un mese da quando siamo tornati dal Campus al Rancho Santa Fe, la Casa NPH in Honduras. E devo dire che mi manca molto. Mi manca passare le giornate con gli altri volontari, che ormai sono diventati come una famiglia per questi 15 giorni, mi mancano i bambini e i ragazzi più grandi accolti nella Casa, mi manca vedere le loro facce e i loro occhi, mi manca vedere il loro sorriso di quando ti chiedono di giocare e tu stremato dalla giornata appena trascorsa ti metti a correre o a farlo saltare di qua e di là, mi manca chiacchierare con le ragazze della mia età e farmi raccontare la loro storia e i loro segreti.
Quando fai un’esperienza in una casa orfanotrofio, in un paese non molto sviluppato e felice, ti rendi conto di quanto tu sia fortunato, soprattutto ad avere la possibilità di trascorrere parte della tua estate nel Rancho.
La gioia che provi nel vedere i bambini felici semplicemente perché gli dai attenzione, lo fai giocare o magari ci fai solo una foto, è indescrivibile. Ancora più indescrivibile è la facilità con cui in particolare alcuni di questi bambini si affezionano a te e come tra tutti i volontari presenti si ricordino sempre di te, chiamandoti per nome o cercandoti non appena vedono un gruppo di volontari.
Quando poi una bambina di 8 anni arriva e ti dice “quiero que tú seas mi madrina para siempre y te quiero muchísimo” oppure “ayer por la noche he llorado porque tú mañana te vas” (voglio che tu sia la mia madrina per sempre e ti voglio tantissimo bene e ieri sera ho pianto perché tu domani mattina parti), ti rendi conto di essere stata davvero importante per loro.”
I racconti quotidiani ricevuti da Silvia ed Emanuela, tutors del gruppo:
3 luglio
"Siamo alloggiati a Casa San Cristobal, la guesthouse dei volontari che si trova molto vicino a Casa Suyapa, la casetta dei Bebè.
Il Rancho Santa Fe, la Casa NPH qui in Honduras è infatti una proprietà molto estesa all'interno della quale si trovano le varie strutture, la clinica medica, la scuola, le casette in cui vivono suddivisi in gruppi i bambini e i ragazzi, la fattoria con i campi coltivati...
Il programma di oggi prevede un giro di orientamento di almeno 2,5 ore e al pomeriggio i volontari faranno un corso di intervento in caso di emergenza con il trasferimento di tecniche di disostruzione e rianimazione. Sono qui con noi infatti Fabrizio e Marco volontari istruttori che cominceranno oggi un training allo staff locale (medici, infermieri della clinica medica e assistenti dei bambini) e in modo più rapido anche a noi.
Stasera prevista cena alle 6 pm e giochi con i ragazzi più grandi della Casa Buen Pastor.
Ieri l'incontro con i piccoli di Casa Suyapa è stato molto tenero, tutti i ragazzi sono stati bravissimi, è stato un momento speciale. I ragazzi hanno parlato con i bambini, mangiato insieme, si sono abbracciati e hanno cominciato a conoscersi.
4 luglio
"Giornata di esplorazione e conoscenza oggi! Al mattino abbiamo fatto più di 7 km a piedi visitando le varie strutture all'interno della Casa NPH Honduras, la seconda Casa fondata da Padre Wasson, dopo quella del Messico.
L'istruzione e la formazione professionale sono tra i principi fondamentali della filosofia di NPH, il cui motto e' in tutti i 9 paesi in cui e' presente: un bambino per volta dalla strada alla laurea. Non tutti i pequenos arrivano a questo traguardo, tutti però sono incoraggiati e guidati verso il raggiungimento dell'autonomia e della realizzazione di se': se non alla laurea, a una professione.
Siamo partiti quindi con la visita della scuola che arriva fino al nono grado e include una Montessori. Le scuole superiori si trovano a Tegucigalpa dove si trova un'altra struttura NPH. Poi i talleres, i laboratori dove i ragazzi scoprono le loro inclinazioni: sartoria, estetica, taller di elettricità, zapateria, officina meccanica; chi e' portato può conseguire, frequentandoli con continuità, certificazioni riconosciute a livello regionale.
Nella biblioteca sono appesi i ritratti delle decine di ragazzi cresciuti qui e laureatisi ma anche i vari premi ottenuti dai ragazzi di NPH in concorsi nazionali ad esempio di oratoria o di scrittura.
Poi abbiamo visto la fattoria per l'autosostenibilità, la clinica medica dove il dottore è proprio un pequeño cresciuto qui e laureato in medicina; il congress medical center in costruzione, dove saranno ospitate le brigades che vengono qui per eseguire interventi chirurgici ortopedici e organizzati convegni medici internazionali: L'ingegnere che sta seguendo i lavori del conference center è anche lui pequeño arrivato alla laurea.
Al pomeriggio i ragazzi hanno partecipato con grande attenzione al corso sulla disostruzione delle vie aeree e rianimazione.
A sera l'incontro con i ragazzi dai 12 ai 15 anni, molte risate, giochi di carte parlando di giocatori e cantanti famosi e come-si-dice in spagnolo-come-si-dice-in-italiano;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;.
L'esperienza è forte per i ragazzi che devono abituarsi a tante cose, dagli abbracci travolgenti dei bambini instancabili al mangiare continuamente riso e fagioli, da qualche geco e ragno a solo un'ora di wifi al giorno...stasera ci siamo confrontati facendo un giro di tavolo, pensiamo abbiano cominciato a capire che fare i volontari è si dipingere una parete o tagliare verdure per ore in cucina (che faremo domani...) ma anche e soprattutto tirare fuori il meglio per affrontare nuove situazioni fuori dalla confort zone, parlare con un bambino o un ragazzo che vive una situazione distante anni luce da te, vivere per due settimane una realtà ben diversa dalla nostra ma scoprire che quella stessa realtà è vissuta con un enorme sorriso, il sorriso del Rancho."
5 luglio
"La mattina per il gruppo è iniziata con la Messa che si tiene ogni primo mercoledì del mese alle 7.30 e che ha dato modo ai ragazzi di vedere riunita la comunità di NPH, tutti insieme i bimbi e ragazzi delle varie casette, i tios e tias (gli assistenti), i volontari di lungo periodo, nel grande anfiteatro che e' la Chiesa del Rancho. Durante la messa ci hanno ringraziato di essere qui con loro e chiesto di alzarci così che tutti potessero vederci.
Suddivisi in sotto gruppi i vostri ragazzi hanno poi lavorato per tutta la mattina: un gruppo all'orto, imperterrito anche sotto la pioggia ha strappato erbacce dalle piante di patate, un altro in cucina ha tagliato pentoloni di patate e formaggio a cubetti e spremuto lime, un gruppo si e' dedicato alle pulizie e a fare compagnia agli "abuelitos" di Casa Eva (si trova all'interno del Rancho ed ospita sei anziani senza famiglia. È un programma di accoglienza molto importante che permette a questi anziani di essere curati con amore e di ricevere l'affetto di moltissimi bambini e allo stesso tempo permette ai bambini di essere coccolati da nonni che altrimenti non avrebbero), un altro ancora ha imbiancato un grande stanzone nella Casa delle ragazze.
Domani i gruppi turneranno così da portare avanti ciascuno il lavoro degli altri.
Ci hanno messo tutti grande impegno, chi sporco di fango chi di vernice, non ancora stanchi hanno voluto andare a giocare con gli irresistibili piccoletti di Casa Suyapa.
Ora piove forte ma ci attende un pomeriggio di giochi alla casa delle ragazze per la festa di "Talita Kumi".
Stasera al termine della festa incontreremo due hermanos mayores, pequeños cresciuti al Rancho, ora adulti autonomi e con una propria famiglia, che potranno raccontarci la loro storia".
6 luglio
"Ieri c'e' stata una festa alla Casa delle ragazze, proprio nel salone imbiancato la mattina stessa dai ragazzi, grande soddisfazione! Festa che è stata uno dei momenti importanti di vita in comune della grande famiglia del Rancho, alcuni pequeños si sono esibiti di fronte agli altri, un modo per incoraggiarli ad avere fiducia e stima in se stessi, e condividere la gioia di cantare o ballare.
Stamattina i gruppi hanno turnato il lavoro rispetto a ieri, quindi alcuni si sono dedicati al painting (anche al... body-painting!) alla casa dei Bebè, un nuovo gruppo ha fatto compagnia agli abuelitos, un altro ha faticato sotto il sole a scoprire l'orto dai teli di copertura, altri hanno lavorato in cucina.
Nel pomeriggio abbiamo incontrato Reinhart Kohler, Presidente di NPH a livello mondiale, che nel 1986 aiutò Padre Wasson a creare il Rancho, da 30 anni vive qui. Ha raccontato ai ragazzi la sua storia e perché nella famiglia NPH i bambini siano incredibilmente felici nonostante quello che hanno vissuto prima di arrivare: perché a loro viene dato molto amore, senso di sicurezza e di appartenenza, la responsabilità del fare il proprio dovere, ma anche del prendersi cura degli altri, perché questo e' il "sale della vita".
Ai ragazzi ha raccomandato di portarsi a casa proprio questo: al ritorno nella propria realtà, cercare sempre opportunità di aiutare. Per N.P.H., infatti, il successo di un pequeño non è tanto che diventi medico, o ingegnere, o insegnante, ma il modo in cui svolgerà la sua professione, pensando sempre a fare del bene.
Passando i giorni i ragazzi stanno prendendo sempre più confidenza nel relazionarsi con i pequeños, mangiando insieme, o facendo un musical...Edoardo ha conosciuto il suo bambino adottato a distanza, come Fabrizio e Basilio alla loro terza volta al Rancho, hanno rivisto i loro. E stasera una spaghettata se la sono proprio meritata!"
7 luglio
"Oggi abbiamo iniziato la giornata con la visita all'asilo e alle classi primarie della scuola NPH. Le insegnanti ci hanno spiegato il metodo Montessori applicato in tutte le classi, voluto da padre Wasson per educare i bambini all'autonomia e nel rispetto delle esigenze e della personalità. Oggi si celebrava anche il centesimo giorno dell'anno scolastico e per questo motivo i bambini hanno ricevuto bom bon e galletas!! Abbiamo giocato e festeggiato con loro. La giornata è poi proseguita con la visita alla clinica chirurgica del Rancho Santa Fe, importante programma sanitario aperto a tutta la popolazione locale. La clinica è stata aperta molti anni fa dal Dr Daily, ortopedico americano che dopo aver assistito una bambina del Rancho negli Stati Uniti ha deciso di rientrare e iniziare l'attività ortopedica. Ora la clinica è guidata dal Dr Merlin, ortopedico, cresciuto nel Rancho dove è arrivato nel 1987 a pochi giorni dall'apertura (e stato il quarto ospite!).
A pranzo siamo poi stati alla Vienta Veha, villaggio rurale vicino al Rancho, ospiti a casa di una famiglia locale suportatata da NPH. Nel pomeriggio i ragazzi hanno organizzato partite di basket e calcio con i ragazzi mentre le ragazze hanno disegnato, fatto braccialetti e pitturato unghie.
Ieri abbiamo continuato a esplorare il Rancho con la visita alla "Posa", un laghetto circondato dalla vegetazione, dove i pequeños vanno a fare il bagno. I volontari si sono divertiti a lanciarsi da un albero vicino alla riva mentre fuori dall'acqua il mitico gioco di carte UNO ha aiutato come sempre a coinvolgere i pequeños venuti con noi: Queste piccole gite sono un modo per noi di conoscere i ragazzi a piccoli gruppi e al tempo stesso per i tios e tias, di premiare i più meritevoli.
Dopo la Messa sono venuti a trovarci nel nostro alloggio per volontari 3 studenti universitari, Diana, Josue e Bessy, che studiano a Tegucigalpa ma vengono 2 fine settimana al mese qui a lavorare occupandosi dei piccoli, come forma di restituzione a NPH per il sostegno negli studi.
Ci hanno raccontato le loro storie, tutti sono entrati in NPH molto piccoli insieme ai fratelli di sangue, orfani di madre o di padre. Oggi Studiano, frequentano le lezioni, fanno sport. Ci hanno raccontato che pur non crescendo con i propri genitori hanno sempre avuto tra i tìos e tìas dei modelli di riferimento importanti. I volontari sono rimasti molto colpiti da quanto siano legati a questo posto, ai loro fratelli che sono la loro famiglia e dalla loro serenità.
Dopo la cena si è tenuta una partitona in notturna Italia-Honduras dove purtroppo il bel gioco italiano non e' stato premiato... gli avversari, provenienti dal vicino villaggio de La Venta, erano molto agguerriti e nonostante il tifo delle pequeñas per i nostri azzurri e l'impegno profuso proprio non c'e' stata storia, anzi diciamo una vera disfatta!"
10 luglio
"Giornata intensa e piena di emozioni, iniziata con turni in cucina, nell'orto e casa Eva, la casa dei nonnini. I ragazzi hanno tagliato banane, preparato tortillas, strappato erbacce, lavato i piatti dei nonni e giocato con loro. I maschi sono rimasti a casa a tagliare zucchine e patate che abbiamo poi cucinato per il gruppo. Alle dieci hanno partecipato a un torneo di calcio Italia vs Honduras (anche questa volta sconfitta clamorosa!!) mentre le ragazze al torneo di volleyball. Dopo pranzo con i bambini più piccoli di Casa Suyapa e Casa Madre Teresa (5-10 anni) siamo andati a fare una bellissima passeggiata in montagna. Il Rancho, infatti, comprende un territorio esteso su 1000 ettari, donato ad NPH nel 1986, e comprende montagne, torrenti e laghetti. I bambini erano felicissimi di questa passeggiata con i loro amici italiani che hanno stancato con corse e giochi! Nella filisofia NPH è molto importante che i bambini conducano vita sana facciano molto movimento e vivano in luoghi ameni. Al ritorno cena tutti assieme alla Cancha il campo di calcio dei piccoli. Oggi invece una parte di noi si recherà a Tegucigalpa per visitare i 15 ragazzi disabili ospitati a casa Angeles. Questa però ve la raccontiamo questa sera!"
11 luglio
"Ieri abbiamo conosciuto la realtà di povertà e difficoltà di questa regione dell'Honduras, visitando uno dei progetti "outreach" di NPH, i programmi di aiuto alle comunità esterne, in particolare abbiamo visitato e portato servizio al Comedor Infantil nella cittadina di Talanga, a circa mezz'ora di bus dal Rancho.
La cittadina ha circa 50mila abitanti ma noi ci siamo allungati in una zona periferica detta il Pantanal dove vivono circa duemila persone, in baracche di legno mattoni e lamiera, anche 7 persone in due stanze, pavimento di terra battuta, nessuna finestra solo una porta di accesso a quella che e' camera da letto, cucina, deposito di abiti consunti e poche cose di proprietà, naturalmente prive di acqua corrente.
Ben pochi vengono al Pantanal dalla città per le storie di violenza che hanno luogo qui, anche se ci vivono pure brave persone. Alcuni dei bambini che vengono al Comedor non solo hanno avuto parenti assassinati, hanno proprio assistito a questi omicidi, in molti casi regolamenti di conti legati alla droga.
Il Comedor, ci ha raccontato la directora Tia Femia, è un refettorio per i bambini di questa comunità povera e malfamata, circa 35 bambini in due turni vengono a mangiare, a fare i compiti, a giocare in un bel prato, ci sono attività di asilo per i più piccoli, vengono insegnate regole di buon comportamento per la convivenza. Il Rancho assicura la presenza di un ragazzo che supervisiona l'attività, fornisce cibo e materiale scolastico, i ragazzi più grandi dell'anno familiar hanno ridipinto i muri esterni; avevamo invitato una di questi, Sarahi, che ha molto legato con il nostro gruppo, a venire con noi.
Una volta arrivati siamo stati accolti dai bambini e ci siamo divisi, un gruppo per giocare, un gruppo per preparare il pranzo nella cucina all'aperto sul retro, improvvisando un po', non essendoci un piano cottura ma un fuoco a legna con una piastra infuocata e non esattamente l'attrezzatura da masterchef.
Nei pentoloni disponibili, con l'aiuto della cocinera del comedor abbiamo cucinato riso con verdure, e pollo con patate, che abbiamo mangiato insieme ai bambini, abbiamo servito anche anguria e coca cola.
Dopo pranzo scortati dal giovane tio responsabile per conto del Rancho e dalle altre persone che lavorano al comedor abbiamo fatto un breve giro negli immediati dintorni per comprendere la realtà di questi bambini. Anche diversi pequeños del Rancho provengono da simili situazioni.
Rientrati al Rancho abbiamo atteso l'ora di cena con i piccoli di Casa Suyapa mentre i nostri ragazzi, imperterriti dopo le batoste di questi giorni, hanno giocato di nuovo a calcio: nonostante il rientro dell'infortunato Edoardo hanno trovato di nuovo la sconfitta, stavolta con la squadra degli tios."
12 luglio
"Ieri con una parte dei volontari abbiamo visitato a Tegucigalpa un programma outreach, Pasos Pequñitos e due case, quella che ospita le ragazze che frequentano il Bachillerato e la Casa de Los Angeles. Anche per questo gruppo la visita alla Casa in cui vivono gli special needs children di NPH è stata un'esperienza molto forte, un altro tassello importante della conoscenza di questo paese e dello straordinario lavoro di NPH.
Alla Casa L.A. vivono 15 ragazzi con disabilità importanti, che in Italia non si vedono più, in virtù della diagnostica prenatale avanzata; qui, invece, la mancanza di tecnologia, la povertà, la vergogna delle gravidanze, portano ancora a questi casi, e l'abbandono dei bambini disabili per l'impossibilita per le mamme di prendersene cura.
Kenia Girón la coordinatrice ci ha accolto con calore introducendoci nella stanza in cui si trovavano gli ospiti della Casa. Sia pur preparati dai racconti del primo gruppo, i nostri volontari si sono sentiti spiazzati, senza sapere cosa fare, come interagire. Per aiutarci a superare il momento di difficoltà e farci avvicinare Kenia ha pensato di farci disegnare. Ai "los angeles", infatti, piace "pintar", alcuni riescono a tenere in mano il pennarello, altri hanno bisogno di qualcuno che gli guidi la mano, altri semplicemente amano vedere i colori.
Un'esperienza forte che ha messo a disagio i nostri volontari per la diversità di quanto stavamo vedendo. Al tempo stesso tutti sono rimasti colpiti dalla luce e dall'amore che emanava da Kenia, dal suo prendersi cura dei suoi ragazzi, del suo modo dolce di raccontare le loro storie, mostrandoci come comportarci per far sentire la nostra presenza, accarezzandoli, parlandoci come se potessero risponderci, solo che non lo fanno come possiamo pensare noi, può essere un piccolo grido, un sorriso, o alzare la testa in segno di interesse.
Così abbiamo conosciuto Maria, la cui mamma incinta non ha assunto acido folico, che va a una scuola speciale dove le insegnano a stare in fila, a riconoscere le figure, a lavarsi le mani, Fabrizio, che non parla, ha un braccio deforme ma segue la conversazione e si esprime a gesti in un modo tutto suo e va a una scuola normale, Antonia che non riesce neanche a stare seduta, non parla, vede solo ombre ma ama la musica, e ha pianto quando mesi fa le hanno accorciato i capelli, il piccolo Darwin che non riesce a stare dritto.
Sono parte della famiglia NPH anche loro e sono amati, tenuti puliti, stimolati, assistiti dalle tias e dalle infermiere e dai ragazzi nell'anno familiar, ci si preoccupa che stiano al meglio, trascorrono le vacanze al Rancho con i loro fratelli, nessuno di loro sarà mai mandato via, come Caesar che ha raggiunto incredibilmente i 29 anni, da 25 vive con NPH.
Abbiamo poi visitato le ragazze del Bachillerato e il programma di aiuto alla comunità Pasos pequenitos, dove ragazze sole e povere possono lasciare i figli mentre vanno all'università con borse di studio o lavorano. In questa "Guardianeria" i bambini arrivano dalle 6.30 del mattino, mangiano e fanno il riposino, seguono piccole attività educative, ma fanno solo una parte dei compiti, perché possano fare il resto insieme alle loro mamme. E' un altro modo di NPH di aprirsi alla comunità, prevenire l'abbandono dei bambini, aiutare i soggetti più deboli."
Canale Notizie - 20-07-2017 - Segnala a un amico