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Ultimo campus di volontariato di quest'estate: 15 volontari sono ora nella Casa NPH in Honduras

 

Il 22 agosto è partito l'ultimo campus di volontariato della Fondazione Francesca Rava -Ed. Estate 2015 nella Casa N.P.H. Rancho Santa Fe in Honduras.

15 volontari accompagnati da Catherine e Michelangelo, i due tutor della Fondazione, sono già al lavoro: al mattino si stanno dividendo tra campi, cucina, tortilleria e fattoria. Al pomeriggio, invece, il tempo è dedicato ai giochi con i bambini e ragazzi accolti nella Casa.

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Monica e Michela, mamma e figlia partite insieme per il campus

"Stiamo vivendo questa esperienza del Campus di volontariato in Honduras da una strana prospettiva, direi purtroppo quasi unica in questo posto. Siamo qua mamma e figlia, in mezzo a centinaia di piccoli bimbi, ragazzi e ragazze che hanno perso i genitori ed è proprio in queste circostanze che ti accorgi di quanto siamo fortunate. El Rancho però ci ha insegnato che non esiste un'unica forma di famiglia, la famiglia è l'unione, lo stare insieme, il condividere con le persone che ti vogliono bene... qui la famiglia "normale" scompare e si fa avanti un'intera comunità dove tutti i partecipanti sono proprio orgogliosi di farne parte! Con tutte le più svariate sfumature, in questo mondo tutto sembra funzionare alla perfezione...Una delle parole che più si sentono durante i momenti di gioco è proprio "compartir", tutti i bimbi dividono i giochi tra di loro con tranquillità e gioia... Un'altra parola fondamentale è "respeto", ognuno rispetta il prossimo con naturalezza e spontaneità...ed è così che basta una carezza, una stretta di mano per vedere sui loro piccoli visi uno splendido sorriso. Rendi felici questi bambini ma ancora di più sono loro che ti colorano la giornata, minuto dopo minuto."

 

 

Lauretta

"Sono partita da Milano pensando a me stessa e con l'aspettativa di fare un'azione buona rivolta a bambini sfortunati; mi sono ritrovata esattamente nella parte opposta, ho ricevuto e ho sentito sulla mia pelle un sentimento puro e vero; tra un bisticcio e l'altro, sorrisi, pianti e abbracci avverti un'amore che è casa, sicurezza, speranza, condivisione e perdono. Sono stata letteralmente sbattuta in una realtà  dove bambini imparano la responsabilità verso il lavoro nella casa, l'attenzione per i propri Hermanos, il senso di appartenenza ad una grande famiglia e conoscono l'amore nel vero senso della parola, quel sentimento di cui sono stati privati precedentemente. Sono bambini reali, che ridono e scherzano, disposti a condividere tutto ciò che hanno con i loro fratelli e con noi volontari.

Ci sono momenti in cui hai la sensazione di stare male e bene nello stesso tempo, ti trovi travolta da emozioni contrapposte; ogni volta che esci dalla Casa NPH Rancho Santa Fe incroci bambini e ragazzi che hanno vissuto nella loro breve vita mostruosità, abbandono e povertà, è facile vedere in alcuni uno sguardo profondo e triste, irrequietezza e ricerca di tanto affetto, ma ecco che in un istante con un giochino, un abbraccio, uno sbuffetto esplodono in un grande sorriso, si ricordano il tuo nome, ti cercano per cenare al loro fianco, addormentarli e giocare.

Il secondo giorno di permanenza al Campus ho avuto modo di fare visita a Josue, un bambino autistico accolto nella Casa; un fisico minuto ed il visino scavato, scappa e rifiutare chiunque tenti di avvicinarlo, reagisce con scatti e con i denti inizia a tagliarsi le nocche delle dita; in un istante i brividi salgono dallo stomaco e avverto un nodo alla gola; osservo poi con quanta dolcezza e pazienza le Tia, le educatrici dei bimbi, ed Elzer, pequenos mayor e ora coordinatore dei volontari, si avvicinano a questo bambino speciale... sprofondo così in un pianto liberatorio. 

Il giorno seguente incontro nuovamente Josue, in compagnia di un fratellino della Casa, che noi definiremmo "normale"; questo nanetto che avrà avuto circa 7 anni lo stava ripulendo dalle formiche e mi ha chiesto con aria ansiosa e preoccupata di aiutarlo; questo è solo un esempio di come NPH educa ogni giorno con tanta fatica e costanza i bimbi all'interno delle loro strutture, all'autenticitá dei rapporti e ad accettare i portatori di handicap come normali nella loro quotidianitá.

A Campus teriminato torno a casa con un bagaglio di sguardi, carezze ed abbracci che mi hanno riempito il cuore, un abbraccio in particolare, quello del mio piccolo Josue che mi teneva stretta non appena aveva capito che me ne sarei andata.

Grazie a tutto lo staff di NPH, ai nostri tutor Catherine e Mich, che provvisti di molta pazienza hanno fatto in modo che attività e convivenza funzionassero al meglio, grazie agli altri volontari che sono partiti con me.

Adios Hermanos! E' stato davvero fantastico far parte di questa grande Famiglia."

 

 

Elena, 15 anni

"Entro dentro al cancello del Rancho Santa Fe, la Casa NPH in Honduras, mi guardo attorno e la prima cosa che mi colpisce è un viso, un viso di una ragazza che sta sorridendo.

Proseguo lungo la strada e vedo altri ragazzi che stanno camminando...sentono il rumore del motore del bus, si girano... ci guardano... sorridono.È un sorriso che non viene forzato da nulla e da nessuno, un'espressione che trasmette una molteplicità di emozioni e sentimenti che trasmette serenità perché il loro sguardo è concentrato su di te e non pensa a ciò che può essere successo un secondo prima. Allo stesso tempo ti dà importanza perché chi di questi ragazzi ti sorride, non smette di farlo fino a quando non sei abbastanza lontano. Un'altra sensazione che ti fa provare sono delle farfalle che ti stringono lo stomaco e ti fanno ragionare su quanta possa essere la forza che emana un gesto così piccolo e breve.

Questo ti porta ad una conclusione: qualsiasi bambino appartenente a questo mondo magico rappresenta un sorriso, diverso per ogni singolo angioletto.

È qualcosa di interminabile, qualcosa che esprime felicità nonostante tutto ciò che ci sia alle spalle.

Un sorriso che fa capire come con quanto poco si può essere felici e come con poco siano in grado di travolgere il tuo essere.

Tutto questo per farti capire come si può essere felici con lo scambio di un'espressione, di uno sguardo, di un abbraccio."

 

Basilio

"Gli occhi. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima. Gli occhi di Gloria che brillano di una luce speciale, limpidi, sinceri forse stanchi ma non tristi.

Gloria ha 72 anni e da più di 20 lavora ininterrottamente per i bambini del Rancho Santa Fe, più di 2000 tortillas al giorno, le sue mani cosi possenti, impastano la farina di ceci e cosi delicate da riuscire in un compito difficilissimo tirar fuori da quell'impasto una semplice tortillas.

Gli occhi di tutte queste tias, le zie, la parola mamma purtroppo non può essere pronunciata, che esprirono severità e dolcezza nello stesso tempo. La tia, una mamma speciale, che vede crescere i suoi bambini, soffre in silenzio ma il sorriso regna sempre sul loro volto.

Gli occhi dei volontari del Campus catapultati in un realtà così incredibile, irreale, da film... I loro occhi increduli si trasformano, a volte si bagnano, si lasciano alle spalle la loro vita e ne abbracciano una nuova, se ne nutrono.

Gli occhi dei bambini... i loro sono occhi speciali, occhi che hanno sofferto ma che adesso hanno la luce, la luce della famiglia ritrovata, dell'affetto, della vita riconquistata. Puoi vedere la luce dei loro occhi anche al buio. In una bolla di sapone che si alza verso il cielo, in un palloncino colorato ma soprattutto in quell'abbraccio che gli è stato negato per troppo tempo, in quella carezza che hanno atteso in silenzio e che pensavano non esistesse più.

Gli occhi di Lucio, spenti, rassegnati ma che come una fenice risorgono quando incontra sua sorella e la prende per mano e le regala una pallina che ha appena ricevuto in dono, privandosene.

I miei occhi spenti ormai da troppo tempo ma che con questi bambini hanno ricominciato a brillare... anche solo per pochi attimi.

Grazie per avermi fatto riscoprire un volto nuovo di questa esistenza."

 

Ludovica

Telereporter Honduras, giorno 1

"Siamo appena arrivati nel Rancho Santa Fe in Hondura sdopo due giorni di viaggio e subito siamo stati catapultati nella messa del fine settimana.

La chiesa, semiaperta, in mezzo alla vegetazione alta. Presenti tantissimi bambini colorati, alcuni disabili, un prete americano, degli 'ex alunni' del Rancho in visita, volontari italiani e spagnoli.

Un misto incredibile di persone, tutte unite nell'orfanotrofio.

Una grande partecipazione aiutata dall'uso delle chitarre e dei tamburi nei canti. Bellissimo il momento dello scambio della pace.

Ragazzini all'uscita dalla chiesa ordinatissimi.

Un assaggio del clima che si respira nella casa.

Condivisione e partecipazione di tutti.

Quasi da brivido!"

 

Giorno 2

"Mi colpiscono due cose in particolare:

1. Lo spirito tra i volontari.  Apertura verso gli altri, disponibilità verso tutto, spirito di gruppo.

2. L'essere spugne dei bambini. Non parlo spagnolo ma riusciamo a comunicare benissimo ugualmente. Sono loro che assorbono velocemente le parole in italiano e le ripetono. Tra un sorriso, un abbraccio e uno scambio in italspagnol ci si intende alla grande!

Dal rancho per il secondo giorno e' tutto."

 

Giorno 3

"A parte la fatica del lavoro manuale nell'orto, cosa che stravolge il fisico ma lascia intatta la mente, dal lato madre, oggi sono stata colpita dalla bravura delle 'tias', che, pure con tanti bambini piccoli insieme, riescono a far rispettare le regole della casa a tutti. Ferree ma attente a tutti. E impassibili di fronte ad eventuali rimostranze dei bimbi. Eccezionali.

Dal lato figlio, una grande tristezza nel poter chiamare svariate persone col nome di tias ma nessuna con quello di madre.

Un grande lavoro, quello di NPH, onestamente una specie di scoperta per me.

Con un po' più di leggerezza, una sorpresa la serata danzante delle ragazzine con la zumba!

Anche per oggi dal Rancho Santa Fe è tutto!"

 

Giorno 4

"Siamo stati oggi in visita al Comedor, una struttura poco lontano dal Rancho Santa Fe, a Talanga una cittadina costituita per lo più da baracche e abitata da gente poverissimae, che NPH sostiene. Questa struttura dà un pasto e aiuta i ragazzi che vivono nella comunità circostante e li aiuta a fare i compiti.

Mi ha molto impressionato la 'ammininistratora' della casa, una spagnola 28enne di Barcellona. Pedagoga, in difficoltà nel reperimento di un lavoro in Spagna, avuta notizia di NPH tramite il passaparola, ha fatto la volontaria nel Rancho di Santa Fe per tre anni. Si è quindi resa disponibile a dirigere il comedor, lavoro che svolge da poco più di un anno.

Vive a Talanga dove si sente molto meno protetta che nel Rancho, in cui si sentiva in famiglia, ha un po' di timore per la sua sicurezza personale ma è molto contenta di poter svolgere il lavoro per cui ha studiato.

E, nonostante la contrarietà dei suoi genitori, ha in progetto di rimanere in Honduras ancora un po'.

Coraggiosa, entusiasta, motivata. E dolcemente autorevole coi bimbi.

Il soggiorno in Honduras consente anche questo: l'incontro con persone interessanti, non necessariamente appartenenti alla nostra abituale visione del mondo.

E con questa perla, dal quarto giorno di Rancho, passo e chiudo."

 

Giorno 5

"Stasera abbiamo conosciuto il presidente di NPH International, Reinhart Koehler. Nel clima di curiosità e attesa che ha preceduto la visita, ci siamo lasciati andare ad un momento di relax spensierato. Come ha detto qualcuno di noi volontari ieri, siamo tutti diversi, per storia, età e provenienza. Ma qualcosa ci accomuna tutti. Una bellissima sensazione con la creazione di un forte senso di condivisione di momenti particolarmente intensi.

Stremata dalla pittura di alcuni scivoli e altalene di uno dei parchi gioco del Rancho, di soddisfazione nel risultato finale ma di fatica in corso d'opera, chiudo le comunicazioni del quinto giorno."

 

Giorno 7

"Certa di essere mancata nel 6 giorno (d'altra parte anche la comunicazione delle emozioni non sempre è facile, soprattutto se, nel bene o nel male, si tratta di emozioni forti), eccomi con il report del giorno 7.

Oggi ho avuto una bellissima comunicazione con mia figlia. Le ho mandato una mia foto con i bambini. Si è creato un bellissimo tam tam tra l'Honduras e l'Italia, tra madre e figlia e mondo della figlia.  In cui, a mia volta, ho coinvolto le ragazze più giovani del campus.

Da una parte all'altra della terra, un incontro tra mondi differenti in pochi minuti e in modo non consueto. La permanenza al Rancho Santa Fe produce una serie incredibile di 'effetti indotti', non necessariamente immaginati.

Dalla Casa NPH Honduras per il settimo giorno e' tutto."

 

Giorno 8

"Qualche sera fa, nel giro delle casette che ospitano i bambini del Rancho,  sono stata a cena con i ragazzi adolescenti.

Era stata una serata che mi aveva lasciato una sensazione strana. I ragazzi un po' ostici nell'avvicinarsi, il mio spagnolo troppo scarso, il loro tentativo— per la verità non troppo riuscito — di prendermi in giro. Grande e' stata perciò la mia sorpresa quando stasera, ad una cena comune di tutto il campus, sono stata avvicinata da un paio di quei ragazzi che mi hanno chiesto se mi ricordavo di loro e se volevo cenare con loro. Mi si è aperto il cuore. Perché ho avuto l'idea che anche dove simulano indifferenza, gli orfani sono alla ricerca di qualcuno che dia loro anche solo una briciola di attenzione o un sorriso dedicato.

E anche per oggi dal  Rancho Santa Fe è tutto."

 

Giorno 9

"Oggi c'è stata una festa a cui hanno partecipato, oltre che tutti i bimbi e ragazzi residenti, anche i 'fratelli maggiori', cioè i ragazzi cresciuti qui e ora aventi una vita autonoma nel mondo.

Una visione tangibile del conseguimento degli obiettivi di Padre Wasson e di NPH. La possibilità offerta agli orfani o ai bambini maltrattati di una vita normale. Peraltro in un mondo, quale l'Honduras, che si trova in pessime condizioni generali. Una bella atmosfera, da grande famiglia, che accoglie tutti nell'intento di perseguire il bene dei ragazzi.

Dal penultimo giorno nel rancho è tutto!"

 

Giorno 10.

"Siamo al termine. Oggi ho avuto qualche questione da risolvere in Italia. Ancora immersa nei miei pensieri ho raggiunto i bambini per giocare con loro. E improvvisamente si è ripulita la mente: i bimbi hanno un'innata capacità  di coinvolgimento nel loro mondo e nella loro prospettiva. Un'esperienza magica per tantissimi aspetti. Grazie alla Fondazione Francesca Rava, che l'ha resa possibile e che mi ha permesso di conoscere bene il progetto di NPH. Un progetto grandioso per tutti i ragazzi accolti nelle Case del centro America, che mi lascia addosso una sensazione di grande entusiasmo e di speranza.

Il campus e' alla fine. Passo e chiudo."

 

 

Daniela, 18 anni

"Per iniziare vorrei ringraziare. Ringrazio Catherine e Michelangelo, i due tutor della Fondazione, per essere, oltre che due persone fantastiche, due guide sagge e capaci; ringrazio NPH e tutti coloro che lottano per far sì che i bimbi abbiano una vita degna di questo nome e un futuro; ringrazio i miei compagni di viaggio ma soprattutto loro, i pequeños accolti nella Casa Rancho Santa Fe, che mi stanno insegnando molto. La prima cosa che ho apprezzato appena arrivata é stata il sentirmi subito parte di qualcosa di grande, la famiglia di NPH ma non solo; parte di un progetto che va al di là del semplice aiuto economico, parte di qualcosa per cui mi sento fiera.

Un'altra delle cose che immediatamente mi hanno incantata é il sorriso a 1000 denti di tutti i bimbi e i ragazzi. Se penso che dove e per come siamo cresciuti questo è il necessario ma non il sufficiente, che questa è povertà, mi rendo conto che siamo noi quelli poveri, perché spesso ci manca la capacità di apprezzare le cose semplici della vita, le cose importanti, come queste persone sanno fare e nessuno meglio di loro.

Ci sono tanti gesti, tante frasi, tante parole che i bambini mi rivolgono o che ho sentito mentre giocavamo o studiavano insieme che mi hanno colpita e mi hanno fatto riflettere.

Ero con un pequeño di 9 anni che voleva parlare un po' in inglese e quando gli ho chiesto una frase qualsiasi, la prima cosa cha mi ha detto é stata: "I'm happy for my family". Mi ha fatto capire tanto, così come ogni momento di condivisione, ogni attimo che passo con i bimbi. L'altra sera mi sono commossa addormentando una niña: la guardavo ed era tanto felice, tanto bella. Se penso che basta cosí poco, che con un solo gesto si puó fare tanto, che solo stando anche pochi giorni insieme si può dare e ricevere questo amore così intenso mi rendo conto di non essermi mai impegnata abbastanza.

Davvero questa esperienza è una delle più belle di tutta la mia vita. Grazie ancora."

 

 

Barbara

"Arrivare in Honduras per il campus di volontariato è stato immediatamente fonte di una fitta allo stomaco, non dolorosa, "pesante". Sono arrivata con molti dolori personali, eppure appena giunti alla messa, quei dolori si sono trasformati in commozione, per poi essere inaspettatamente così forte, da sorridere fra le lacrime e dirmi "sto bene". L'attesa, che troppo condiziona molte vite nella nostra società, qui prende un significato diverso: vivere nell'attesa non ti darà mai la fonte di amore del donarsi agli altri, che drena la sofferenza, e trasforma l'attesa nel pensiero di non poterla lasciare a guida della tua vita.

Io vivo la mia vita con i bambini, ma qui, questi bimbi non hanno protezione se non loro stessi nella meravigliosa famiglia che costruiscono con tutti i loro 400 hermanos.

Dopo solo due giorni, il dolore personale inizia piano piano a prendere un posto, e a mettersi al secondo posto... Prima esiste il momento, il momento del lavoro, del confronto con gruppo. Il momento di osservare questi bambini, e poi agire e interagire con loro.

Oggi ho avuto la fortuna di essere una "tia": alla guarderia una maestra era assente, e dopo solo 3 ore e mezza i bambini mi chiamavano "tia". Questi bambini hanno la fortuna più grande, in tutte le loro storie di dolore estremo: vogliono fidarsi degli altri, e si fidano non solo delle loro emozioni, ma anche delle tue.

Il punto: io sono allieva, loro i maestri."

 

"Che strana accezione noi spesso diamo alle bolle di sapone.. Bolle carine che poi scoppiano, un sorriso e via, si riparte a testa bassa nel "proprio buio". Svelti, presto, bisogna produrre!.. no voi che fate questo, dovete scoprire la fiaba delle bolle di sapone..

C'era una volta, e ancora c'è un paese, povero povero povero e per questo schiavo. L'Honduras, pieno di bellezze fra cui il suo popolo e i suoi bambini. Un giorno una maestra parti da Milano e andò a cercare "cura" dei suoi mali nell'idea di dare agli altri. Bene, a un certo punto portó ai bambini di "un'oasi speciale" chiamata N.P.H. Honduras delle bolle di sapone. Si sedette nel cerchio perfetto che queste anime pure formavano, seguendo l'educazione con piena fiducia di chi era la loro madre, padre e fra i loro fratelli. Fece delle bolle di sapone... Anche lei pensava al primo pensiero che precede questa favola.. Velocemente cambió idea. Le bolle di sapone sono ciò che leggi nella reazione e negli occhi di questi piccoli: sono speranza. Credono nella magia. Non politicizziamo, ma loro sono la magia e le tante bolle di sapone che questo paese aspetta. Donati, sii la loro prima bolla di sapone, e il mondo, il loro paese cambierà.

Quello stesso giorno la piccola maestra andò nel quartiere più povero attorno al Rancho, al Comedor, progetto esterno che N.P.H. sostiene, dove sfamano chi ha una famiglia, una famiglia schiava della povertà imposta, ma che li manda a scuola, perché crede nelle loro piccole creature nelle loro bolle di sapone magiche. Non hanno di che sfamarli, ci pensa El Comedor e N.P.H., loro hanno un solo compito, perché i loro famigliari non possono più essere le magiche bolle di sapone che un giorno rivoluzioneranno questo paese, ma loro bimbi, si. In questo credono, in questo chini il capo, scegli. Scegli per il tempo che ti resta di essere ogni giorno della tua vita una "sponsor" delle bolle di sapone. Scegli di essere la persona migliore che puoi. Non per te, per te lo hai già fatto scoprendo questo. Per te non hai più nulla da guarire. Ma loro, loro si.

Se tu non ci sei, loro scoppiano troppo presto, se non ti dai, se vuoi produrre e li fermarti fallo. Il mondo non cambierà e non si riempirà degli arcobaleni che solo le bolle di sapone hanno dentro. Ma se diventi veicolo e strumento per la libertà di queste bolle, allora la tua autostima sarà veicolo di grandi messaggi, sarà autostima vera. Ma prima ancora la dignità e l'umiltà di queste piccole bolle di sapone, che non scoppiano ne fra droga ne violenza ne miseria ne difficoltà che coprono i bisogni primari, allora avrai raggiunto prima la loro verità sull'autostima: è essere persone che si perdonano, si correggono, lottano per il bene e per il futuro.

Non si pongono nemmeno il problema di stare in un passato che non ha futuro. Faticano e guardano avanti. Siccome è una favola queste bolle non scoppieranno mai, non prima di aver cambiato le cose nel loro mondo. Forse nella realtà qualcuna scoppierà... Ma N.P.H. la riprenderà, ne sei certa, e la farà tornare color arcobaleno.

Non posso dirvi che vivranno tutti felici e contenti, lo spero.

Lunga è la foglia, stretta è la via, fate il vostro, che io ho sto facendo il mio."

Contattateci subito per prenotare il vostro posto per i campus di Natale! Per maggiori informazioni e per partecipare: 02.54122917, chiara.delmiglio@nph-italia.org

 

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Canale Notizie - 24-08-2015 - Segnala a un amico


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