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Venerdì 13 dicembre, nuovo sbarco di profughi soccorsi al largo delle coste di Lampedusa oltre 300 migranti dal quarto team di volontari della Fondazione Francesca Rava

 

I nostri volontari a bordo della San Marco, Livio, chirurgo d'urgenza,  Antonio, ginecologo, Anna, ostetrica, tutti già volontari in Haiti, componenti del team “numero 4”  dal 1 dicembre a bordo della San Marco nella missione della Marina Militare Mare Nostrum, stanno in queste ore soccorrendo i migranti recuperati da un barcone in legno e un gommone con precarie condizioni di galleggiabilità, provenienti dalle coste nordafricane con a bordo 361 migranti, 38 dei quali sono donne, alcune in stato di gravidanza e 15 bambini, di cui due di pochi mesi di vita.

 

Ecco la loro testimonianza:

 

"Ci siamo imbarcati il primo giorno di dicembre e il Comandante, Capitano di vascello Zumpano, ci ha subito accolto con il calore e l'ospitalità tipici della gente di mare.

Dopo qualche giorno di attesa e di preparazione, abbiamo recuperato 663 naufraghi, in tre operazioni differenti, sviluppatesi nell'arco temporale di 2 giorni. Due giorni in cui tutto il personale militare e civile, ha lavorato intensamente e consecutivamente, quasi senza concedersi soste o pause. Abbiamo triagiato tutti i 663 naufraghi seguendo il protocollo START, suddividendo i casi più complessi dal punto di vista sanitario, da quelli in buone condizioni di salute. L'obiettivo, riuscito, era di concentrare le nostre cure verso le persone che avevano le maggior necessità, esse erano accompagnate direttamente in infermeria, mentre le altre persone erano inviate alle postazioni di polizia per espletare le pratiche relative al riconoscimento. I naufraghi sono stati accuditi, scaldati, cambiati (erano quasi tutti bagnati e vestiti in maniera inadeguata). Il personale ha distribuito giocattoli ai bambini, che hanno risposto alle sollecitazioni e manifestazioni di affetto tributate, regalandoci momenti di gioia e spensieratezza, pur nella consapevolezza della drammaticità della situazione.

I naufraghi con i problemi di salute più gravi sono stati visitati nel corso di un secondo triage. In questa fase, tra gli strumenti diagnostici, l'ecografo, messo a disposizione dalla Fondazione Francesca Rava e da General Electric, ha ricoperto un ruolo determinante, non solo per le pazienti in stato di gravidanza ma, anche per tutti quei pazienti in cui abbiamo dovuto decidere se effettuare un trasporto a terra immediato oppure no. L'utilizzo dell'ecografia ci ha consentito, grazie all'applicazione delle tecniche di ecografia FAST, di discernere tra le acuzie emergenti e quelle che invece eravamo in grado di curare e gestire all'interno della nave, nella zona ospedaliera appositamente allestita. Tutto ciò ha consentito, non solo una prestazione medica adeguata, ma anche un grande risparmio in termini economici (si pensi solo al costo necessario per far volare un elicottero militare). Abbiamo accolto e visitato sei donne in stato di gravidanza, e più di un centinaio di persone in generale; le patologie più diffuse riguardavano le infezioni delle prime vie aeree, associate a piressia e faringodinia, in un caso abbiamo diagnosticato una sospetta polmonite lobare sx. Numerosi casi di dermatofizie e altre infezioni cutanee, meritevoli di approfondimento diagnostico di carattere specialistico. Tra i casi più gravi che abbiamo riscontrato, assistito e curato ci sono stati un bimbo siriano di quattro anni, con ustioni diffuse alla testa, al volto, a entrambi gli arti superiori e al piede sinistro; un bambino di 3 anni con febbre moto elevata e vomito; un giovane centroafricano ventenne, con una sospetta tromboflebite profonda all'arto sx, piressia e linfoadenopatia diffusa, una donna con cardiopatia in terapia farmacologica; un giovane con un voluminoso ascesso pararettale destro, tre casi di diabete mellito in iniziale scompenso; una sospetta frattura dell'olecrano destro  in un naufrago, proveniente dal centro Africa; un caso di cardiopatia in pregresso infarto miocardico acuto, in un paziente siriano sottoposto ad angioplastica nel passato; 5 casi di sospetta parassitosi cutanea e anche una sospetta frattura del IV metacarpo della mano dx in un giovane sottufficiale che si era procurato la lesione nell'atto di proteggere una donna incinta durante il trasbordo delle donne in stato di gravidanza e dei bambini da una nave all'altra.

Abbiamo effettuato un numero imprecisato di medicazioni a ferite corporee, localizzate sopratutto agli arti inferiori dei giovani centroafricani, che per giungere fino a noi avevano attraversato a piedi gran parte del continente africano.

 

I nostri volontari, oltre alle operazioni di soccorso, hanno tenuto corsi di formazione per il personale della San Marco

 

Nei momenti in cui non vi erano esigenze sanitarie, abbiamo collaborato con il personale di bordo alla distribuzione dei pasti ai naufraghi.

Nei primi giorni, durante la preparazione delle operazioni di salvataggio, abbiamo tenuto un corso di formazione di primo soccorso, secondo le norme del decreto legge n. 81, al personale di bordo. Tale corso si è caratterizzato per il tipo di didattica, che ha utilizzato sopratutto la formula delle esercitazioni pratiche, con l'obiettivo di rendere concreti i concetti esposti e rendere i discenti capaci di operare in condizioni di urgenza ed emergenza.Abbiamo lavorato intensamente alla preparazione di un protocollo di triage specifico per le situazioni critiche di questo tipo: l'assistenza a grandi quantità di naufraghi. Al documento, ancora in fase di preparazione, è stato dato il titolo "Linea guida per le procedure di accoglienza ai naufraghi a bordo della nave San Marco". Queste linee guida sono applicabili nelle situazioni ove si configuri la raccolta e la prima assistenza dei profughi sulla nave San Marco. Le caratteristiche dell’ambiente operativo militare marittimo e le situazioni di emergenza salvavita che vengono affrontate, non sempre si sviluppano in un contesto di adeguato controllo ambientale, spesso al limite delle condizioni di sicurezza. Per questo motivo, in relazione ai rischi accertati, le misure protettive, preventive diagnostiche e di triage, devono essere ben pianificate ed adattate alle particolarità delle operazioni condotte. In particolare in relazione all’ attività di controllo dei flussi migratori  effettuata nell'ambito della Missione “Mare Nostrum”, in virtù del possibile rischio biologico per  patologie infettive d’interesse comunitario e della vigente legislazione (D.leg. 81/08) ci è sembrato utile preparare un documento che aiuti il personale, sanitario e non, ad ordinare e ottimizzare le procedure di triage. Il documento è attualmente in fase avanzata di preparazione. Pensiamo che, grazie all'entusiasmo e alla partecipazione del Dr. Bitetto, ufficiale medico a bordo della nave San Marco,  esso vedrà la luce nei prossimi giorni. Si tratta di un protocollo unico nel suo genere, poiché si rivolge a una situazione particolare: l'assistenza sistematica a gruppi di naufraghi particolarmente numerosi, durante il trasporto dal luogo di raccolta alla destinazione a terra.

Il nostro lavoro è stato possibile grazie anche e soprattutto, alla fattiva e continua collaborazione del personale sanitario di bordo e alla perfetta gestione delle singole fasi dell'operazione da parte del comandante della nave e del suo personale tutto."

 

Dr. Antonio Ragusa, Dr. Livio Russo, Ost. Anna Zoccatelli.

 

 

Sono ad oggi più di 900 i profughi soccorsi dai nostri team di volontari, il primo team di volontari si è imbarcato il 27 di ottobre, a staffetta altri team si stanno alternando a bordo grazie agli oltre 60 volontari che hanno risposto all’appello della Fondazione Francesca Rava rivolto ai medici e infermieri già intervenuti in Haiti presso le strutture NPH nell’emergenza terremoto, nel post terremoto e nell’epidemia di colera.

 

Il personale volontario della Fondazione Francesca Rava opera al fianco del personale sanitario della Marina non solo nel primo soccorso ai profughi ma anche nella stesura di protocolli di triage e screening. Inoltre i volontari Fondazione stanno fornendo formazione al personale di bordo con corsi di rianimazione e di pronto soccorso ostetrico e pediatrico.

 

I volontari della Fondazione Francesca Rava sono saliti a bordo oltre che con le necessarie strumentazioni mediche, anche con un cardiotocografo (per il controllo del battito prenatale) e un ecografo messo a disposizione da General Electric (partner tecnico della Fondazione anche in Haiti).

 

La Fondazione Francesca Rava lancia un appello a tutti per il sostegno di questa operazione umanitaria e ringrazia Wind per aver immediatamente risposto alla sua richiesta di aiuto.

 

 

LEGGI LE PRECEDENTI TESTIMONIANZE DEI TEAM 1 e 2 IMBARCATISI NEI MESI SCORSI:

Lampedusa, i nostri volontari sulla San Marco contribuiscono a soccorrere oltre 400 migranti, tra i quali 6 donne incinte e molti bambini

 

Lampedusa, notizie dal secondo team di volontari della Fondazione Francesca Rava dalla Nave San Marco, recuperati altri 179 profughi

 

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